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Caso Liliana Resinovich, il giallo dell'edera non schiacciata nel luogo del ritrovamento: cosa non torna

Un altro giallo nel caso di Liliana Resinovich: perché l'edera sotto il corpo non si presentava schiacciata? L'esperimento e le ipotesi

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Il mistero che avvolge il caso di Liliana Resinovich continua: l’attenzione dei media si sposta, ora, sull’edera presente nel boschetto dell’ex OPG in cui il 5 gennaio 2022 è stato rinvenuto il corpo della donna. Il giallo si alimenta proprio per il comportamento della vegetazione, un dato ripreso dagli stessi inquirenti nei filmati registrati una volta trovato il cadavere. Le immagini degli investigatori, infatti, mostravano che l’edera presente sotto il corpo della donna non appariva schiacciata né inumidita dal peso della salma, perché?

Il giallo dell’edera

Il dettaglio dell’edera è stato oggetto di approfondimento nel corso della puntata di Quarto Grado andata in onda venerdì 15 novembre. In un servizio sono state mostrate le immagini girate dagli inquirenti il 5 gennaio 2022, data in cui il corpo di Liliana Resinovich è stato trovato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste.

Ricordiamo che la donna risultava scomparsa dal 14 dicembre 2021. Secondo i calcoli, dal giorno della sparizione a quello del ritrovamento erano passate circa 3 settimane, dunque – fino a prova contraria – per lo stesso lasso di tempo il cadavere avrebbe dovuto esercitare il suo peso sulla vegetazione, con tutte le conseguenze.

Come natura insegna, sulla vegetazione restano sempre le impronte di un corpo che esercita pressione. Eppure nel video degli inquirenti si vedrebbe chiaramente che sul punto in cui è stato ritrovato il cadavere di "Lilly" la vegetazione appariva rigogliosa e integra.

Questo dettaglio è stato sottolineato anche da Claudio Sterpin, l'"amico speciale" della donna che da sempre sostiene la tesi dell’omicidio escludendo l’ipotesi del suicidio.

L’esperimento

Il 21 ottobre un’inviata di Quarto Grado ha posizionato un sacco di plastica con dei pesi – si presume equivalenti al peso della donna – sul punto interessato dalle indagini. Il "corpo" è stato lasciato nella boscaglia per tre settimane, dopodiché l’inviata è tornata in quel luogo per verificare il risultato.

Una volta rimosso il sacco, la vegetazione appariva schiacciataumida, circostanze che nel caso di Liliana Resinovich non si sarebbero verificate.

I dubbi sul caso di Liliana Resinovich

Il "giallo dell’edera", come definito dai media, è oggetto di una relazione depositata in Procura da Marisa Vidali, consulente botanica dell’associazione che assiste la famiglia di Liliana Resinovich.

Secondo la relazione, e secondo quanto dichiarato dalla dottoressa Vidali a Il Piccolo, dal 14 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022 "ci sono stati più episodi piovosi, con esattezza il 21, il 24 e il 26 dicembre e poi il 3 e il 4 gennaio", eppure i sacchi in cui era contenuto il corpo della donna apparivano puliti e intatti.

Un dato oltremodo strano, secondo Marisa Vidali, in quanto i sacchi "avrebbero dovuto essere sporchi di schizzate di terra, di foglie accumulate ai bordi con il vento". L’assenza di queste evidenze porta a pensare, quindi, che "il corpo di Liliana sia rimasto lì per tutte quelle settimane".

Ancora, il fatto che i sacchi siano stati rinvenuti immacolati striderebbe con la presenza di animali selvatici che solitamente transitano nel boschetto, che per puro istinto avrebbero attaccato il corpo. Per fugare questo dubbio, anche su questo dettaglio la redazione di Quarto Grado ha condotto esperimenti con un’esca: durante la prima notte l’esca è stata presa di mira da alcuni gatti. L’ipotesi della famiglia non cambia: il corpo di Liliana potrebbe essere stato trasportato nel boschetto poche ore prima del ritrovamento.

liliana-resinovich-morte Fonte foto: Facebook Liliana Resinovich / ANSA
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