Carlo Nordio e la liberazione di Almasri, i punti oscuri della versione del ministro dall'inglese all'aereo
Cosa non torna nella ricostruzione del ministro Carlo Nordio sul caso della liberazione del generale libico Almasri
Mercoledì 5 febbraio i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, hanno riferito in Parlamento sul caso Almasri. Informative che non hanno chiarito i dubbi sulla vicenda, nella ricostruzione fatta dal governo sulle 48 ore tra l’arresto del generale libico e il suo rimpatrio ci sono diverse incongruenze e cose che non tornano.
- Caso Almasri, la versione di Carlo Nordio
- Il presunto errore sulle date
- Cosa non torna nella ricostruzione del ministro
Caso Almasri, la versione di Carlo Nordio
Tra gli interventi alla Camera e al Senato dei due ministri, quello che ha fatto più discutere e lasciato diversi dubbi è quello del ministro della Giustizia.
Piantedosi ha infatti confermato la decisione di rimpatriare il generale libico Najeem Osama Almasri con la volontà di espellere un soggetto “pericoloso”.
Fonte foto: ANSA
Mentre Nordio ha attaccato la Corte penale internazionale, parlando di presunti errori che avrebbero reso nullo il mandato d’arresto.
Si tratta di fatto della terza versione del Governo Meloni sul caso Almasri: prima la mancata interlocuzione tra Cpi e ministero, poi la responsabilità attribuita ai giudici della corte d’appello di Roma, ora gli errori della Corte dell’Aia nello scrivere la richiesta d’arresto.
Il presunto errore sulle date
Nel suo intervento Nordio ha insistito molto sul fatto che i documenti inviati dalla Cpi fossero difficili da leggere, in quanto scritti in inglese.
E ha poi parlato di una serie di gravi errori che “avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello.
Di fatto Nordio ha però parlato di un solo errore che riguarda le date di commissione dei reati contestati: “In questo mandato di arresto si oscillava dal 2011 al 2015”.
“Un’incertezza assoluta” nelle tempistiche che secondo il Guardasigilli hanno reso l’atto “completamente viziato”. Un errore che sarebbe stato confermato dalla stessa Cpi, che dopo la prima ordinanza emanata il 18 gennaio ha inviato il 24 gennaio una seconda versione corretta.
La Cpi ha spiegato che la seconda versione è stata fatta per “correggere alcuni errori tipografici e materiali” e per allegare il parere contrario all’arresto di Almasri di uno dei tre giudici che componevano il collegio.
Come scrive il Corriere della Sera, da quanto emerso l’errore nella prima versione era contenuto in un paio di passaggi, dove si indica febbraio 2011 e non 2015 come data di inizio dei presunti crimini.
Mentre nel resto del dispositivo si parla chiaramente dell’arco temporale compreso tra il 2015 e 2024.
L’errore indicato da Nordio, tale secondo lui da rendere illegittimo l’atto, non è stato rilevato dai giudici della Corte d’appello di Roma, ai quali spettava l’eventuale contestazione di illegittimità. E neppure dalla difesa di Almasri, niente nella richiesta di liberazione.
Cosa non torna nella ricostruzione del ministro
Ci sono cose che non tornano anche nella versione data dal ministro sulle tempistiche. Secondo quanto previsto dalla legge, le richieste della Cpi devono essere trasmesse al ministro della Giustizia, che deve poi dare l’autorizzazione all’arresto.
Nordio ha spiegato di essere stato informato in via informale dell’arresto di Almasri il giorno stesso dell’arresto, il 19 gennaio. E di essere stato informato ufficialmente dal procuratore generale di Roma il 20 gennaio alle 12:40.
Alle 16 del 21 gennaio Nordio aveva fatto sapere di non aver ancora autorizzato l’arresto perché intento a studiare i documenti. Nelle stesse ore il ministero dell’Interno stava predisponendo un volo di Stato, un aereo in uso ai servizi segreti, per riportare Almasri a Tripoli.
Sull’esame della richiesta il Guardasigilli è sembrato contraddirsi: prima ha parlato di tempi stretti e difficoltà nel leggere i documenti, perché non tradotti, poi ha detto di averlo letto così attentamente da aver individuato “numerose criticità”. Riconducibili come abbiamo visto a un paio di refusi.
