Carabiniere ucciso, rivelazione: "Anche il comandante ha mentito"
Spunta un sospetto attorno al caso dell'uccisione di Mario Cerciello Rega
Emergono nuovi sviluppi sul caso del carabiniere ucciso a Roma, per il quale sono indagati i due ragazzi americani Christian Gabriel Natale Hjort e Finningan Lee Elder.
Il collega che era con Mario Cerciello Rega, Andrea Varriale, è finito anch’egli nel registro degli indagati per violata consegna per non aver portato con sé la pistola d’ordinanza. In un primo momento, il 28 luglio, Varriale aveva dichiarato che la sera dell’omicidio aveva indosso la pistola di ordinanza e le manette di sicurezza, ma la circostanza sarebbe stata smentita da cinque carabinieri intervenuti dopo l’aggressione a Cerciello Rega. Successivamente, Varriale ha ammesso: “Quella sera, quando siamo usciti, sia io che Cerciello avevamo in dotazione le manette, ovviamente i tesserini, ma abbiamo lasciato le pistole in caserma proprio in relazione al tipo di servizio che dovevamo fare”.
Stando a quanto ricostruito dal “Corriere della Sera”, anche il comandante della stazione Farnese Sandro Ottaviani avrebbe però mentito sull’argomento pistola. In data 1 agosto, a verbale, avrebbe dichiarato: “Varriale mi ha consegnato l’arma al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito, dove aveva appreso che Cerciello non aveva l’arma al seguito”. Il comandante avrebbe mentito solo per coprire Varriale? Il sospetto, scrive il “Corriere della Sera”, è che ci siano affinità tra alcuni carabinieri e i pusher della zona.