Bruno Pizzul morto a 86 anni all'ospedale di Gorizia, giornalismo in lutto: dalle telecronache al cinema
Bruno Pizzul è morto a 86 anni all'ospedale di Gorizia. In gioventù si avvicinò al mondo del calcio giocando come centrocampista
È morto Bruno Pizzul e un pezzo d’Italia se n’è andata via con lui: il giornalista sportivo, decano dei telecronisti, aveva 86 anni e si è spento all’ospedale di Gorizia. Per anni è stato il commentatore delle partite della Nazionale, abbandonando l’incarico nel 2002. Ha lasciato un’impronta nell’immaginario collettivo per il suo timbro vocale inconfondibile, ma anche per l’eleganza e la signorilità.
- Bruno Pizzul al lavoro fino all'ultimo
- Calciatore promettente
- La laurea e l'ingresso in Rai
- Le indimenticabili telecronache di Bruno Pizzul
- Le apparizioni al cinema
Bruno Pizzul al lavoro fino all’ultimo
Da un paio di settimane Pizzul era ricoverato nell’ospedale di Gorizia. Nonostante l’età avanzata, continuava a scrivere di calcio sul quotidiano Messaggero Veneto. Ma collaborava anche con varie altre testate, televisive e radiofoniche.
Bruno Pizzul, che era nato a Cormòns in provincia di Udine l’8 marzo 1938, avrebbe compiuto 87 anni entro pochi giorni. Negli ultimi anni era tornato a vivere in Friuli, terra che non aveva mai dimenticato.
Fonte foto: IPA
Bruno Pizzul in sella alla sua bicicletta, inseparabile mezzo di trasporto, in una foto scattata a Milano nel gennaio del 2015
Calciatore promettente
Da ragazzo, Bruno Pizzul aveva giocato a calcio in varie squadre. In campo era energico e potente, con il suo metro e 93 d’altezza. Il primissimo esordio avvenne nella squadra parrocchiale di Cormons in Friuli, la Cormonese.
Poi il passaggio ad altre squadre: Pro Gorizia, Catania, Ischia, Udinese e Sassari Torres. La sua carriera da centrocampista venne stroncata da un infortunio al ginocchio.
La laurea e l’ingresso in Rai
Pizzul, che era laureato in Giurisprudenza, fece il suo ingresso in Rai nel 1969. Nel 1970 commentò la sua prima partita: Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. Non fu il migliore degli esordi: Pizzul iniziò a commentare solo dal 16º minuto perché era arrivato in ritardo.
Le indimenticabili telecronache di Bruno Pizzul
Dal 1986, anno della Coppa del Mondo in Messico, divenne il telecronista delle partite della Nazionale, dei Mondiali e dei Campionati europei. In totale commentò 5 Mondiali e 4 Europei. Lasciò il ruolo nell’agosto del 2002, dopo Italia-Slovenia.
Oltre alle telecronache, divenne conduttore di fortunate trasmissioni come Domenica Sprint e Domenica Sportiva.
Tra le sue telecronache più celebri si ricordano: la finale di Italia ’90, la finale di Usa ’94, con il rigore sbagliato da Roberto Baggio (“Alto! Il Campionato del Mondo è finito, lo vince il Brasile!”) e l’Europeo del 2000 in cui l’Italia venne sconfitta dalla Francia.
Ma anche la finale della Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985, in cui avvenne la strage dell’Heysel di Bruxelles, in cui persero la vita 39 persone e 600 rimasero ferite. “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare, – disse – non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili proprio a livello umano”.
Le apparizioni al cinema
Bruno Pizzul “tradì” occasionalmente la professione di giornalista per fare qualche incursione al cinema. Interpretò sé stesso nel film comico del 1974 L’arbitro con Lando Buzzanca e Joan Collins.
Ebbe anche un piccolo ruolo in Fantozzi – Il ritorno, del 1996. Nel 2004 fu la voce narrante del film San Gennaro.
Nel 2011 apparve in un cameo in Box Office 3D di Ezio Greggio. Nel 2014 doppiò un cronista sportivo nell’adattamento italiano del film Pelé.
