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Bonus matrimonio: dalla Lega una proposta di legge per chi si sposa in chiesa. Poi ci ripensano: "È per tutti"

La Lega propone il bonus matrimonio con rimborsi fino a 20mila euro. Il testo parla delle cerimonie in chiesa, ma la Lega promette che sarà per tutti

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Un bonus fino a 20mila euro per le coppie che celebreranno il matrimonio in chiesa a partire da gennaio 2023. Questa l’idea di cinque parlamentari della Lega preoccupati per il trend che vede i matrimoni in chiesa calare lentamente, ma progressivamente. L’idea ha scatenato un vespaio di polemiche dopo le quali il quintetto leghista ha deciso di aggiustare il tiro: “Il bonus – dicono – varrà per qualsiasi matrimoni, religioso e non“.

I parlamentari in questione sono Simone Billi, Ingrid Bisa, Umberto Pretto e Domenico Furgiuele e Alberto Gusmeroli.

Bonus per matrimonio religioso: il precedente del 2018

A parte Gusmeroli tutti gli altri sono ‘recidivi’, dal momento che nella precedente legislatura avevano già presentato una proposta di legge volta a favorire “l’introduzione di agevolazioni fiscali e interventi per favorire l’accesso al credito per spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso” (proposta di legge C. 1361 del 13/11/2018).

Bonus matrimonio 2023: cosa dice la proposta

Dopo il bonus per chi partorisce gemelli, ecco dunque il bonus matrimoniale.

La nuova proposta concernente il bonus matrimonio è stata depositata lo scorso 13 ottobre, il giorno dell’inizio della legislatura.

Nel testo si specifica che “per le spese documentate connesse alla celebrazione del matrimonio religioso, quali la passatoia e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e il servizio fotografico a decorrere dal primo gennaio 2023, è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese fino a un ammontare complessivo di 20.000 euro“.

L’onere a carico dello Stato è decrescente per il triennio a venire, ed è quantificato in 120 milioni per il 2023, 90 milioni per il 2024 e 85 milioni per il 2025.

Nella proposta si legge anche una analisi dei matrimoni civili che “pur avendo subito un calo consistente nei primi mesi del 2020, avevano già mostrato in piena pandemia una variazione negativa più contenuta rispetto ai matrimoni religiosi”.

Poi viene espressa la ratio della legge, ovvero dare soldi a chi si sposa con rito religioso, perché più costoso che sposarsi con rito civile: “Le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso”.

Matrimonio in chiesaFonte foto: 123RF
La celebrazione di un matrimonio in chiesa, immagine di repertorio.

Le reazioni e la marcia indietro: “Il bonus vale per tutti”

La proposta del bonus per i matrimoni in chiesa ha sollevato immediate polemiche sia da sinistra che da parte dei centristi. Il leader di Azione Carlo Calenda registra via Twitter il ritorno del “Papa Re”.

La presidente di Azione Mara Carfagna parla di “analfabetismo costituzionale” peggiore addirittura della “fascistissima tassa sul celibato”. Benedetto Della Vedova di +Europa ricorda ai leghisti che “lo Stato è laico”.

L’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti parla di “cialtroneria rara” e di “assoluta distanza dai problemi reali del Paese”.

Dopo la valanga di critiche il deputato leghista Furgiuele ha aggiustato il tiro e ha specificato che la proposta del bonus matrimonio vale per tutti, non solo per chi si sposa in chiesa: “La proposta di legge a mia prima firma, volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”.

Bonus matrimonio: come ottenerlo

Ci saranno alcune condizioni per avere il bonus matrimonio tramite detrazione fiscale: gli sposi devono essere under 35, avere un reddito complessivo pari o inferiore a 23 mila euro, essere cittadini italiani da almeno dieci anni e sposarsi in Italia.

La condizione del matrimonio religioso, come detto, dovrebbe saltare durante il dibattito parlamentare.

Nelle intenzioni dei proponenti, l’incentivo dovrebbe essere ripartito in cinque quote annuali.

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Matrimonio religioso Fonte foto: 123RF
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