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Boeing licenzia il 10% dei suoi dipendenti: i numeri della crisi dai guasti agli astronauti bloccati in orbita

Circa il 10% dei dipendenti di Boeing sarà licenziato: una decisione drastica, frutto di una crisi incontrollabile. La lunga serie di incidenti

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Boeing ha annunciato il licenziamento del 10% dei suoi dipendenti, ovvero 17mila persone: sono i numeri di una crisi senza precedenti, frutto di una vera e propria caduta libera fatta di incidenti, malfunzionamenti, vittime, ritardi nella produzione e sanguinose perdite economiche. Una decisione quindi largamente attesa, con la reputazione del colosso aerospaziale che da un anno a questa parte è fragorosamente colata a picco.

La crisi di Boeing: la lunga serie di incidenti e malfunzionamenti

Anche se la situazione per Boeing è precipitata nel giro di un anno, l’inizio della fine risale al periodo a cavallo fra il 2018 e il 2019, quando il colosso si trovò al centro di uno scandalo dopo i tragici incidenti aerei del Lion Air 610 e dell’Ethiopian Airlines 302, entrambi causati da un difetto nel software anti-stallo.

Questi eventi portarono alla morte di 346 persone e alla sospensione per 20 mesi dei voli dei 737 Max 8, il modello implicato: per chiudere l’inchiesta penale, l’azienda sborsò 2,5 miliardi di dollari.


Il lancio di Starliner, il vettore aerospaziale di Boeing: un malfunzionamento ha bloccato due astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale

Da lì in poi la storia di Boeing è stata segnata da continui problemi tecnici, conditi dalla vicenda dei due astronauti bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale a causa di un guasto della navicella Starliner.

L’incidente con il portellone del 737 Max 9

Il 2024 è iniziato invece con un evento sorprendente: il 5 gennaio, un portellone di un 737 Max 9 di Alaska Airlines si staccò in volo, atterrando nel giardino di un insegnante a Portland, in Oregon.

La Federal Aviation Administration (FAA) ordinò la messa a terra di tutti i 171 aerei di quella tipologia. I controlli rivelarono poi che il portellone non era l’unico pezzo installato in modo inadeguato.

L’attenzione si concentrò su Spirit AeroSystems, che mostrò una “quantità eccessiva di difetti”, inoltre, si scoprì che quattro viti necessarie per fissare il portellone mancavano. Il 21 febbraio, Ed Clark, responsabile del programma 737 Max, si dimise.

Le morti dei whistleblower e gli astronauti bloccati nello spazio

Nel frattempo emersero rivelazioni da parte di “whistleblower” che evidenziarono una carente cultura della sicurezza e una scarsa comunicazione interna. Il 9 marzo uno di loro, John Barnett, fu trovato morto in auto, apparentemente per suicidio; seguì, due mesi dopo, la morte misteriosa di Joshua Dean.

Ci furono poi altri incidenti: il 4 aprile, un motore di un 737 Southwest Airlines prese fuoco in fase di decollo, e pochi giorni dopo, un altro motore si guastò a Denver.

Il culmine è stato raggiunto poi con il clamoroso caso della navicella Starliner, i cui problemi tecnici hanno costretto i membri dell’equipaggio a rimanere sulla Stazione Spaziale fino al prossimo febbraio, quando a riportarli a casa sarà la rivale SpaceX. Oltre al danno, quindi, anche la beffa.

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