Bimba di 10 anni resta incinta dopo uno stupro: aborto negato, costretta a cambiare Stato
Una bambina di 10 è stata costretta a cambiare Stato per abortire: è rimasta incinta dopo essere stata violentata
Aborto negato. Tre giorni dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, la famiglia di una bimba di 10 anni, rimasta incinta dopo uno stupro, si è rivolta a una ginecologa dell’Ohio per abortire. Lì, però, l’interruzione di gravidanza è già illegale, nonostante la decisione della Corte Suprema non sia ancora entrata a regime: la piccola, quindi, è stata costretta a cambiare Stato per abortire.
Aborto vietato, cosa è successo
La Corte Suprema ha reso illegale l’aborto negli Stati Uniti abolendo la sentenza ‘Roe contro Wade‘.
Il dispositivo non ha ancora avuto effetto a livello confederale, ma l’Ohio ha già bandito qualsiasi tipo di aborto dopo le 6 settimane di gravidanza.
Corsa contro il tempo
La famiglia della bambina di 10 anni rimasta incinta dopo uno stupro si è rivolta a una ginecologa dello Stato in cui vive, proprio l’Ohio.
Così, la dottoressa ha chiamato una collega che lavora nell’Indiana, dove invece è ancora possibile interrompere la gravidanza.
Anche questo Stato, però, è pronto ad allinearsi all’Ohio: per la famiglia della bambina è una vera e propria corsa contro il tempo.
Storia simile Brasile
In Brasile, una storia simile. Protagonista, anche qui, una bimba di appena 10 anni, rimasta incinta dopo uno stupro.
La famiglia si è presentata in ospedale per chiedere ai medici di aiutare la figlia a interrompere la gravidanza, giunta ormai alla 22^ settimana.
In Brasile l’aborto è vietato, a esclusione della presenza di una violenza sessuale, del rischio di salute per la madre e nei casi di anencefalia: nel caso della bimba di 10 anni, la legge non avrebbe dovuto ostacolare l’aborto.
Dopo il rifiuto dell’ospedale, quindi, la famiglia si è volta al giudice, che però ha negato l’interruzione esortando la piccola: “Resisti ancora un po’“.
Il caso ha attirato l’attenzione delle associazioni pro-aborto, che hanno aiutato la famiglia della piccola a far valere il suo diritto nonostante fossero già trascorse le 20 settimane di gravidanza: la piccola è riuscita a interrompere la gravidanza alla 29^ settimana, scatenando il dissenso del presidente Bolsonaro.