Benito Mussolini uomo dell'anno secondo Libero Quotidiano, il direttore Mario Sechi risponde alle polemiche
Dopo avere eletto Benito Mussolini "uomo dell'anno", il quotidiano Libero rilancia giustificando la scelta. Cosa ha scritto il direttore Mario Sechi
Per il quotidiano Libero l’uomo dell’anno che si è appena concluso risponde al nome di Benito Mussolini, di professione insegnante, giornalista e Duce. Mario Sechi, direttore del giornale, ha scritto un editoriale per giustificare la scelta che ha fatto saltare sulla sedia una serie di intellettuali di sinistra, e non solo.
Sechi attacca la sinistra
Nel suo articolo, Sechi punge la sinistra su quello che è uno dei suoi capisaldi, ovvero l’antifascismo.
Il direttore parla di “reazioni da crisi isterica” alla prima pagina di fine anno, che anticipano il cartellone di di ciò a cui si assisterà nel corso del 2025, a 80 anni dalla Liberazione: “L’ossessione della sinistra per ‘le destre’ che hanno vinto le elezioni, la farsa dell’allarme democratico contro l’onda lunga del mussolinismo meloniano, l’organizzazione della resistenza aperitivante…”, e così via.
Sechi cita Sciascia
Sechi, a questo proposito, tira in ballo l’analisi di Sciascia, che oltre a bastonare i professionisti dell’antimafia, se la prendeva con buona parte degli antifascisti.
“Il più bell’esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è”, scriveva l’intellettuale di Racalmuto.
Sechi spiega come Mussolini abbia conquistato la prima pagina di Libero Quotidiano in risposta a quella “ossessione della sinistra per il fantasma del Duce“. Da qui, “la conseguente scelta di farne per contrappasso l’uomo dell’anno”.
Il direttore poi passa in rassegna le risposte alla prima pagina: “C’è chi ha proposto molto democraticamente di appiccare le fiamme alla nostra redazione, chi ci ha appeso a testa in giù per darsi un tocco di eleganza retrò, chi ha invocato l’intervento della magistratura e se proprio i giudici non ce la fanno a trovare un capo d’accusa, che si muova la buoncostume, ma che dico, la polizia morale iraniana”.
Le accuse agli intellettuali di sinistra
“Se non sei di sinistra, sei fascista, è l’equazione dell’antiFa contemporaneo che pensa di essere il nuovo Hegel”, scrive Sechi. Il giornalista non fa nomi, ma il riferimento è più che evidente.
La serie dei personaggi che attaccano Giorgia Meloni e i meloniani sull’argomento va dall’estremo del giornalista Carlo Rossella (secondo il quale la premier “è una ducia… ha le stimmate fasciste impresse nella carne”) alla scrittrice Ginevra Bompiani (“Giorgia Meloni probabilmente non è fascista, ma tutto quello che noi crediamo sia fascista sì”).
E ancora, da Michele Santoro (“per quanto io dica che il fascismo non è un problema in Italia, loro fanno di tutto per farmi pensare che io stia sbagliando. Come se ognuno di loro avesse un demone fascistello che, appena aprono la bocca, gli mette in bocca delle cose terrificanti”) a Corrado Formigli che, alla guida di Piazzapulita, pronuncia le parole chiave “fascista” e “antifascista” a intervalli regolari.
Da Rula Jebreal (“è così che normalizzi il fascismo, rendendolo socialmente accettabile”) a Luciano Canfora che diede alla Meloni della “neonazista nell’animo”, incassando una querela poi ritirata.
Da Vasco Rossi (“sono tornati”) a Oliviero Toscani (“perché” Meloni “è fascista”). E così via discorrendo.