Aumentano i controlli sulla Dengue in porti e aeroporti ma non solo: le novità nella circolare del Ministero
Intervista all’entomologo Claudio Venturelli sulla nuova circolare del Ministero della Salute relative ai controlli per limitare la Dengue
Era attesa e, puntuale, la nuova circolare del Ministero della Salute con le misure di sicurezza in termini di controlli per limitare la diffusione della Dengue è arrivata. L’Italia cerca di proteggersi dal pericolo di diffusione della febbre, trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti. L’intervista all’entomologo Claudio Venturelli, concessa a Virgilio Notizie.
- Cos'è la Dengue
- Cosa dice la nuova circolare sulla Dengue
- L’intervista all’entomologo Claudio Venturelli
Cos’è la Dengue
La Dengue è una malattia virale trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti.
Si tratta di una specie che, fino a poco tempo fa, era pressoché sconosciuta in Italia, ma che sta iniziando a diffondersi ed è soprattutto vettore della malattia nota anche come febbre spaccaossa.
La zanzara Aedes aegypti, responsabile della trasmissione della Dengue
Cosa dice la nuova circolare sulla Dengue
Il motivo della stretta sui controlli è legato all’emergenza Dengue che si registra da alcuni mesi (ma che preoccupava già lo scorso anno) soprattutto nelle zone endemiche, come il Sudamerica.
La circolare, elaborata dalla direzione Prevenzione del Ministero della Salute, spiega che “le misure di vigilanza sanitaria si applicano ai mezzi di trasporto e alle merci che provengono dai Paesi in cui è presente l’Aedes aegypti, vettore maggiormente competente per la trasmissione della Dengue, nonché dai Paesi dove il rischio di contrarre la patologia sia frequente e continuo, secondo quanto riportato dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi”.
Fornisce molte indicazioni. Per esempio, prevede la vigilanza sulle merci “che possono rappresentare un rischio per l’importazione di zanzare infette, (pneumatici usati, fiori recisi freschi e piante ornamentali che viaggiano in substrato acquatico, tronchi di legname esotico in cui possono persistere quantità di acqua anche minime, ma tuttavia in grado di permettere la sopravvivenza e la riproduzione di insetti)”.
Il testo, infatti, dice che “devono essere accompagnate da certificazioni che attestino l’avvenuta disinfestazione al momento della loro spedizione dalle aree affette, oppure devono essere sottoposte, a cura e spese degli importatori, ad appropriati trattamenti di disinsettazione con insetticidi prima della loro nazionalizzazione”.
L’intervista all’entomologo Claudio Venturelli
L’intervista a Claudio Venturelli, entomologo nel Dipartimento di Sanità Pubblica dell’A.U.S.L. della Romagna (sede di Cesena).
Che rischi si corrono?
“Il problema è dato dal fatto che la Aedes aegypti è simile alla zanzara tigre: deposita uova anche in luoghi asciutti, quindi potrebbe depositarle anche in container e pneumatici. Una volta in Italia, perciò, se trova un habitat adatto umido, quindi ristagni di acqua, dà vita a nuove zanzare”.
Il rischio, in questo caso, riguarda le uova, ma possono sopravvivere anche da adulte per un tragitto così lungo?
“Sì, l’altra modalità di arrivo di zanzare Aedes è proprio da adulte. Il container, ad esempio, è un contenitore che può preservare anche gli esemplari adulti. Quindi, se riescono a nascondersi all’interno, possono effettuare il viaggio e, una volta arrivate in Italia (ma ormai anche in moltissimi altri Paesi del mondo), possono depositare le uova direttamente nel luogo di destinazione e dare vita a un ciclo vitale completo”.
Quanto possono influire i cambiamenti climatici in quanto sta accadendo?
“Molto e questo è un fattore determinante. Basti pensare che i dati ci indicano che a febbraio si sono registrati 4 gradi in più rispetto alla media del periodo, mentre quello che sta per finire è stato l’inverno più caldo dal 1960. Questo favorisce l’attecchimento da parte di questa zanzara anche in habitat dove prima non era presente. L’aumento delle temperature, dunque, aumenta anche le preoccupazioni”.
Quali sono i rischi per l’uomo, dovuti alla Dengue, la cosiddetta “febbre spaccaossa”?
“Si chiama, infatti, febbre emorragica o spaccaossa per i classici sintomi che la contraddistinguono: in genere si manifesta con emorragie interne o alle gengive, per esempio, ed è accompagnata da forte dolore alle articolazioni. In questi casi occorre rivolgersi a un medico”.
Esistono cure o trattamenti specifici in caso di contagio?
“Va premesso che in questo periodo dell’anno il rischio dovrebbe essere ancora contenuto, mentre aumenta da maggio in poi con il crescere di umidità e temperatura, perché è vero che fa più caldo ma non ancora in misura sufficiente da avere una quantità importante di zanzare. Ciò detto, occorre osservare la situazione. Se nell’ambiente dove c’è un malato di Dengue si individuano molte zanzare, occorre procedere alla disinfestazione prevista da una circolare ministeriale ormai adottata anche a livello regionale. Scatta nel periodo dal 1° maggio al 31 ottobre e contempla anche il trattamento con adulticidi, larvicidi e rimozione dei focolai anche dentro le proprietà private, per proteggere nei confronti di Dengue, ma anche Zika e chikungunya. In alcuni casi scatta anche l’isolamento del paziente”.
Altrimenti, ci si può e deve solo curare?
“Sì, anche se non ci sono cure specifiche, ma solo i classici rimedi per abbassare febbre e dolore. Va detto che oggi disponiamo anche di un vaccino efficace. Da febbraio, infatti, è possibile chiedere la vaccinazione, non coperta da servizio sanitario nazionale, ma raccomandata per coloro che si recano in luoghi a rischio Dengue, come Brasile, Equador e Perù. È particolarmente indicata per alcuni soggetti a rischio, specie se anziani o bambini, ma soprattutto fragili. Quello che è importante, però, è la sensibilizzazione”.
Significa che ciascun cittadino può contribuire a contenere il rischio?
“Esatto. Occorre molta comunicazione, perché ciascun cittadino provveda nel suo piccolo, a partire dall’evitare ristagni di acqua. Si tratta di prevenzione primaria che può contribuire a ridurre di molti i rischi generali”.