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Attivista di Extinction Rebellion denuncia abusi in Questura: "C'è chi ha subito un trattamento peggiore"

Extinction Rebellion denuncia gli "abusi in divisa" subiti in Questura a Brescia dopo una protesta, attraverso l racconto di un'attivista

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Costrette a spogliarsi e a fare piegamenti sulle gambe dentro una stanza con la porta aperta. Exinction Rebellion ha denunciato sui social gli “abusi in divisa” subiti in Questura a Brescia dalle attiviste che hanno preso parte a una protesta pacifica davanti alla sede di Leonardo a Brescia. I trattamenti ricevuti sono stati descritti da una sostenitrice del movimento ambientalista in un video pubblicato sulle piattaforme.

La protesta di Extinction Rebellion

Gli attivisti di Extinction Rebellion sono stati portati via di peso durante una protesta andata in scena lunedì 13 gennaio di fronte ai cancelli della società produttrice di armi Leonardo, insieme a manifestanti di Ultima Generazione e Palestina Libera. Secondo quanto riportato dal Corriere di Brescia, sette manifestanti si erano incatenati davanti allo stabilimento per impedire il passaggio dei mezzi pesanti, mentre altri avrebbero lasciato delle scritte e lanciato della vernice all’ingresso.

L’azione si era conclusa con l’intervento delle forze dell’ordine che avevano portato una ventina di persone in Questura, dove sarebbero state trattenute in stato di fermo per circa 7 ore.

attivista-extinction-rebellion-denuncia-questuraFonte foto: ANSA
La Questura di Brescia

Tutti gli attivisti sono stati denunciati per concorso di “adunata sediziosa” e, a vario titolo, per imbrattamento, accensioni pericolose e manifestazione non autorizzata.  In 17 sono stati espulsi da Brescia con il ‘foglio di via’, per un periodo tra i sei e i 18 mesi.

La denuncia dell’attivista

Secondo quanto denunciato da Extinction Rebellion, in Questura “molte delle persone socialmente identificate come donne sono state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe, trattamento non riservato invece alle persone di sesso maschile”.

“Si conclude così una giornata piena di abusi in divisa che apre una nuova ferita nella gestione del pubblico dissenso in questo Paese” hanno scritto dall’associazione, pubblicando sulla propria pagina il video con la testimonianza di Val, 25 anni, che si presenta da “persona socializzata donna e non binaria”.

L’attivista ha raccontato anche in un’intervista a La Stampa i trattamenti ricevuti dagli agenti dopo aver deciso di “interrompete la resistenza passiva”.

“Mi hanno chiesto di togliere il maglione: avevo diversi strati – ha raccontato – Mi hanno fatto tenere almeno il reggiseno e la canottiera: la stanza era gelida. Poi mi hanno chiesto di abbassarmi i pantaloni. Ho obbedito. Ma subito dopo mi hanno chiesto di tirare giù anche gli slip e di fare tre squat (piegamenti sulle ginocchia, ndr.)”.

“Mi sentivo terribilmente in difficoltà” ha affermato, testimoniando di essersi rifiutata di farlo e di essersi tirata su i pantaloni, nonostante l’insistenza degli agenti. “Ma ho avuto paura che potessero farlo con la forza”.

Val ha raccontato inoltre che nonostante nella stanza ci fossero agenti donne, la porta era spalancata “quindi: zero privacy”. Ma secondo la sua testimonianza “c’è chi ha subito un trattamento peggiore”: un’altra giovane attivista di Extinction Rebellion non si sarebbe opposta, “ha temuto un’azione di forza, violenta da parte della polizia, e avrebbe fatto i piegamenti dopo essersi spogliata, mentre un’altra sarebbe stata fissata da una poliziotta mentre urinava.

Trattamenti che non sarebbero stati riservati agli attivisti maschi: “I ragazzi hanno subito una perquisizione molto più blanda. Con le mani e da sopra i vestiti. Come in aeroporto per intenderci. Con noi sono state molto più rigide”.

La replica della Questura

Una ricostruzione smentita dalla Questura di Brescia, che in una nota ha dichiarato di aver “svolto le proprie attività di indagine e d’ufficio secondo le modalità consone del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone“.

“Non si risponde alle provocazioni emerse da un video e da un comunicato diffuso alla stampa in cui si descrivono atteggiamenti che non appartengono alla Questura di Brescia e ai suoi operatori di polizia”, è stata la replica.

Sull’episodio il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, ha chiesto un’interrogazione parlamentare: “Spieghino gli agenti della Questura di Brescia come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all’articolo 349 del codice di procedura penale”, ha scritto Grimaldi.

“Ma, soprattutto – ha aggiunto il deputato – spieghino perché donne e ragazze sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe. Di questi abusi, dopo il 2001, ne abbiamo abbastanza. Come ne abbiamo abbastanza delle denunce arbitrarie, che regolarmente cadono davanti al pm, e dei fogli di via elargiti a chiunque manifesti”.

Il precedente di Bologna: per la Procura non fu reato

L’episodio di Brescia è simile a quello denunciato da una attivista lo scorso 9 luglio, a Bologna, come raccontato da Repubblica.

Per la Procura, che ha chiesto l’archiviazione, non c’è stato alcun reato.

La denuncia riguardava quanto successo nel giorno delle manifestazioni contro il G7 Scienza: la giovane era stata fermata e portata in Questura, dove era stata fatta spogliare e piegare in un bagno sporco.

Secondo la pm Francesca Rago, però, la poliziotta – indagata per perquisizione arbitraria – non era a conoscenza dei motivi per cui l’attivista era stata portata in Questura e ha svolto gli atti con le modalità previste, senza eccedere i limiti delle proprie attribuzioni. Per la Procura non ci sarebbero stati neppure comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita.

L’avvocato della ragazza, Ettore Grenci, si opporrà alla richiesta di archiviazione chiedendo al Gip di disporre l’imputazione coatta.

Lo stesso legale, a Repubblica, ha dichiarato che “le cose non sono andate per come raccontate” e che non si capisce perché “per cercare dei volantini una persona debba essere costretta a denudarsi. La Procura sostiene che la poliziotta non aveva avuto indicazioni su cosa cercare, tuttavia ci sono testimonianze del fatto che le era stato ordinato di cercare materiale di propaganda e non altro”.

attivista-extinction-rebellion-denuncia-questura-1 Fonte foto: Instagram Extinction Rebellion
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