Giovanni Toti resta agli arresti domiciliari, perché i giudici non si fidano del presidente della Liguria
Giovanni Toti ancora agli arresti domiciliari, i giudici del Riesame hanno respinto la richiesta di revoca: e non sono stati teneri con il governatore della Liguria
I giudici non si fidano di Giovanni Toti. Giovedì 11 luglio il Riesame del tribunale di Genova ha respinto la richiesta per la revoca degli arresti domiciliari. Per il presidente della Regione Liguria, accusato di corruzione oltre due mesi fa, proseguirà lo stato di detenzione nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia.
- Perché Giovanni Toti è ancora agli arresti domiciliari
- I giudici del Riesame contro il presidente della Liguria
- Il riferimento ad Aldo Spinelli
- L'inquinamento delle prove
- La mossa per la revoca degli arresti domiciliari
Perché Giovanni Toti è ancora agli arresti domiciliari
I giudici del Riesame hanno spiegato per filo e per segno i motivi della respinta dell’istanza in merito alla revoca dei domiciliari, a cui Giovanni Toti è costretto dal 7 maggio.
In estrema sintesi, il pericolo principale è che possa reiterare il reato in veste di governatore.
Giovanni Toti nel giorno del suo arresto, il 7 maggio 2024
Ma nel dettaglio, l’affondo è ancora più pesante, visto che (scrivono i giudici):
- l’interrogatorio fiume – durato 8 ore – è stato definito come “infarcito da non ricordo, non ha brillato per chiarezza e trasparenza”;
- gli accordi corruttivi nascono “da puntuali intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno cristallizzato i contorni delle accuse”;
- Giovanni Toti potrebbe reiterare il reato perché avrebbe dimostrato “di non aver compreso appieno la natura delle accuse“.
I giudici del Riesame contro il presidente della Liguria
Il Riesame sottolinea che le ipotesi di corruzione sono “sorrette da gravi indizi che Toti non ha inteso contestare“.
I giudici sferrano poi un altro duro colpo ai danni del governatore, sottolineato come per l’indagato sia stato “necessario farsi spiegare dagli inquirenti che è vietato scambiare la promessa o l’accettazione di utilità di qualsiasi tipo con favori elargiti nell’esercizio della propria funzione pubblica… continua indubbiamente a sussistere il concreto e attuale pericolo che egli commetta altri fatti di analoga indole nella convinzione di operare legittimamente anche a prescindere da imminenti consultazioni elettorali”.
Il riferimento ad Aldo Spinelli
Per i giudici, inoltre, a manovrare i fili e a “delineare i propri piani” non era Giovanni Toti, bensì l’imprenditore Aldo Spinelli.
Il primo, infatti, “si è mosso come un amministratore di una società privata e non come la figura ideale di un pubblico amministratore che ha voluto delineare nella memoria difensiva”.
Il secondo, invece, “discutere i propri piani di impresa con il presidente della Regione mentre gli sollecitava finanziamenti per il proprio movimento politico”.
L’inquinamento delle prove
I giudici del Riesame riconoscono “l’indubbia spregiudicatezza nel commettere reati” di Giovanni Toti, ma negano che esista “il concreto rischio” che l’indagato possa inquinare le prove.
La mossa per la revoca degli arresti domiciliari
Giovanni Toti, in sostanza, è spalle al muro: il suo avvocato, Stefano Savi, ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione per ottenere la revoca degli arresti domiciliari.
Il legale, poi, ha aggiunto che “l’unica soluzione che taglierebbe la testa al toro sarebbe quella delle dimissioni“.
Non è escluso, quindi, che il presidente della Regione, dopo oltre 2 mesi ai domiciliari, possa lasciare l’incarico.