Zelensky paragona Hamas a Russia dopo l'attacco a Israele: sospetti dell'Ucraina sull'Iran dietro alle guerre
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha paragonato il terrorismo di Hamas al ruolo della Russia in Ucraina, ma in molti non sono d'accordo
Volodymyr Zelensky ha paragonato l’attacco di Hamas all’invasione russa in Ucraina, richiamando l’attenzione sulla necessità di combattere il terrorismo in tutte le sue forme. Nel suo appello all’Assemblea parlamentare della NATO, il presidente ucraino ha suscitato un certo scalpore affermando che Hamas e Russia hanno utilizzato tattiche simili. Questa connessione ha provocato un’ondata di discussione su scala globale, portando molte persone a riflettere sulle azioni di Hamas e della Russia. Se è vero che non manca chi plaude al discorso di Zelensky, è opinione altrettanto diffusa, infatti, che se una similitudine debba essere evidenziata, quella è certamente fra Hamas e l’Ucraina.
Cosa ha detto Zelensky
Nel suo appello alla comunità internazionale, Zelensky ha sottolineato che è fondamentale per il mondo definire con chiarezza il terrorismo, mettendo in evidenza alcuni principi fondamentali come il rispetto per le donne, la protezione dei bambini e l’evitare la distruzione indiscriminata di comunità civili.
Il presidente ucraino ha dichiarato che è giunto il momento di unirsi e di adottare una posizione forte contro il terrorismo globale, senza compromessi, affermando che i principi lesi dall’attacco di Hamas in Israele sono i medesimi che la Russia ha minacciato in Ucraina. Allo stesso tempo, Zelensky ha sottolineato che l’Iran non può negare il suo coinvolgimento se continua a fornire droni Shahed alla Russia e se dichiara pubblicamente il suo sostegno a Hamas.
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Il post di Enrico Mentana
L’intervento di Zelensky ha fatto sicuramente discutere, con i media che hanno prodotto numerose riflessioni a proposito, ripercorrendo la quasi centenaria disputa fra Israele e Palestina.
In Italia, ad alimentare il dibattito è stato soprattutto il giornalista Enrico Mentana, il quale in un post su Instagram ha sostanzialmente messo sullo stesso piano chi ha “mosso guerra” in quasi cento anni di conflitti, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.
“Chi muove guerra non ha mai ragione, e le sue eventuali ragioni vengono bruciate dal torto criminale di un’azione armata” si legge nel post. “Questo vale oggi in Israele, in Ucraina da 20 mesi, ma anche in Iraq vent’anni fa, a Manhattan nel 2001, in Serbia nel 1999, in Kuwait nel 1990, in Libano nell’82, in Cecoslovacchia nel ’68, in Israele ancora nel 1966, i Vietnam l’anno prima, in Ungheria nel 1956. E in Polonia nel 1939, l’origine della più orrenda e devastante guerra della nostra storia”
Le reazioni social
E’ risaputo come parte dell’opinione pubblica contesti la narrazione della guerra in Ucraina, e l’intervento social di Enrico Mentana ha dato il via a una pioggia di commenti contrastanti.
In particolare, c’è chi manifesta una disparità di trattamento mediatico fra Kiev e la Palestina. Secondo un certo punto di vista, infatti, Israele potrebbe essere considerato un Stato invasore in Palestina, esattamente come la Russia viene rappresentata dai media per l’operazione in Ucraina.
“Qui è esattamente la stessa situazione dell’Ucraina ma con Israele che ha invaso e occupato territori, non il contrario” si legge in uno dei commenti. “O stiamo coi bulli, o stiamo con chi si difende, il solo fatto che si stiano narrando le due vicende in modo così diverso è da voltastomaco”.
“Mentre occupare territori con la forza è concesso? È tollerato umiliare i musulmani nelle loro chiese? Da un popolo che ha visto la Shoah, ci si aspettava più cuore” ha scritto un altro utente. “Belle parole direttore ha dimenticato gli attacchi in Palestina, chissà perché se ne dimenticano tutti” si domanda un altro.
La questione della Palestina
La questione dei rifugiati palestinesi risale all’esodo forzato di circa 700.000 arabi palestinesi durante la guerra del 1948-49. L’UNRWA definisce “rifugiato palestinese” chi ha perso casa e mezzi di sussistenza a causa della guerra.
Secondo l’analisi di ISPI, nel 2023 ci sono quasi 6 milioni di rifugiati palestinesi sparsi in vari paesi, con oltre un terzo che vive in campi profughi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Solo la Giordania li ha pienamente integrati con diritti di cittadinanza.
Il diritto al ritorno dei rifugiati, allo stesso tempo, è un ostacolo alle soluzioni negoziali, poiché Israele teme che reintegrare i palestinesi rappresenterebbe un problema demografico.
La Striscia di Gaza, con i suoi 365 km quadrati di estensione, è una delle aree a maggiore densità di popolazione, con 2,1 milioni di residenti. Questi dati vanno rapportati al contesto di vita fra in più complicati su scala globale, facendo contare uno dei tassi di disoccupazione più alti del mondo (45%) e il 64% dei nuclei familiari considerati a rischio malnutrizione. Tutto ciò fa dell’area una vera e propria “pentola a pressione” nel Medio Oriente.