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CRONACA NERA

Yara Gambirasio, il gip chiede di indagare la pm Ruggeri per depistaggio sul Dna di Bossetti

Il gip di Venezia ha chiesto l'iscrizione nel registro degli indagati di Letizia Ruggeri, il magistrato che indagò sull'omicidio della 13enne di Brembate

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

Il gip di Venezia ha chiesto di indagare Letizia Ruggeri, il pm di Bergamo che riuscì a risolvere il caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato in via definitiva all’ergastolo Massimo Bossetti. La richiesta di iscrizione del magistrato nel registro degli indagati si basa su un’ipotesi di depistaggio, in merito alla presunta non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna rinvenuti sul corpo della 13enne di Brembate di Sopra e che la difesa chiede di potere analizzare da tempo. Lo riporta Adnkronos.

La richiesta del gip

La decisione del gip Alberto Scaramuzza arriva in seguito a una denunzia-querela e di un atto di opposizione dei legali di Bossetti, “in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Letizia Ruggeri” scrive il giudice che ritiene necessaria “un’estensione soggettiva dell’iscrizione nei suoi confronti” in relazione al reato di frode in processo penale e depistaggio (articolo 375 del codice penale), punito con il carcere da 3 a 8 anni, per chi “immuta artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone connessi al reato” (comma 1).

Nello stesso dispositivo il gip di Venezia archivia la posizione del presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e della funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato Laura Epis, entrambi inizialmente indagati.

L’opposizione della difesa

Nelle quasi 70 pagine dell’atto di opposizione all’archiviazione, il legale difensore di Bossetti, Claudio Salvagni, contesta il trasferimento delle 54 provette contenenti Dna del condannato e della vittima, dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo.

Secondo l’avvocato, lo spostamento avrebbe interrotto la catena del freddo e per questo potrebbe aver deteriorato il Dna rendendo vano qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi.

La vicenda

La difesa ha ricostruito la vicenda a partire dal 26 novembre 2019 quando, dopo la pronuncia della Cassazione, i legali ottengono l’autorizzazione all’accesso ai campioni di Dna. Stando a quanto scritto dal legale, le provette erano però state spostate su richiesta del pm Ruggeri il 21 novembre e consegnate dal professore Giorgio Casari ai carabinieri di Bergamo, per raggiungere il tribunale il 2 dicembre 2019, “12 giorni dopo” aver lasciato il San Raffaele.

Fonte foto: ANSA

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