Voto Rousseau, cosa succede se vince il "No": tutte le ipotesi
In base al regolamento dei 5 Stelle, sono diversi gli scenari possibili in caso di esito negativo
Mentre è in corso il voto sulla piattaforma Rousseau per il futuro del governo giallo-rosso, in molti discutono i diversi scenari che potrebbero realizzarsi in caso di esito negativo.
Secondo quanto riporta il giornale online Open, ci sono infatti alcune regole specifiche all’interno del MoVimento 5 Stelle che potrebbero influenzare o meno l’impatto del risultato sulla formazione di un Conte bis.
Scenario 1: Il possibile ritorno al voto su Rousseau
Uno di questi, come spiega Open, è l’articolo 4 delle norme sulla “Democrazia Diretta e Partecipata” che regolano il Movimento. Nel comma D di fatto si legge: “Entro 5 giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell’Associazione Rousseau, il garante o il capo politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s’intenderà confermata solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto”.
Questo significa che, in caso di voto negativo, sia il fondatore del MoVimento Beppe Grillo che il capo politico Luigi Di Maio potrebbero chiedere di lanciare una nuova consultazione, e questa volta introducendo il quorum. Un’ipotesi che rischierebbe di allungare ancora i tempi della formazione del nuovo governo.
Scenario 2: Se i parlamentari M5S scelgono diversamente
L’altro punto di cui tenere conto è il comma 5 dell’articolo 2 del Regolamento del gruppo Parlamentare Movimento 5 Stelle, che recita: “Ciascun componente del Gruppo (…) nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al Programma del Movimento 5 Stelle, agli indirizzi deliberati dall’Assemblea del Gruppo e alle indicazioni degli Organi del Gruppo, e tiene conto degli orientamenti ed indicazioni espresse dagli iscritti al Movimento 5 Stelle”.
Secondo questo articolo, riporta Open, il voto su Rousseau potrebbe non avere la priorità rispetto al Programma del MoVimento o alle decisioni prese in Assemblea, e i parlamentari non sarebbero quindi vincolati a rispettare un possibile no.
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