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Vittorio Sgarbi contro Rula Jebreal, le parole su Giorgia Meloni e sul padre

Il commento lapidario di Vittorio Sgarbi sulla polemica che ha travolto Rula Jebreal per le sue parole contro Giorgia Meloni

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Continuano a tenere banco le polemiche scatenate dalle parole di Rula Jebreal contro il padre di Giorgia Meloni. La giornalista è stata travolta dalle critiche da destra a sinistra per un tweet in cui riesumava la condanna per narcotraffico ricevuta quasi trent’anni fa dal padre della leader dei Fratelli d’Italia, che dal canto suo ha promesso querele. Una bufera che non ha accennato a placarsi, alimentata dalle accuse di Jebreal di essere stata presa di mira dopo le sue parole da una campagna d’odio istigata dai media vicini a Giorgia Meloni. A rincarare la dose è intervenuto Vittorio Sgarbi, ospite della trasmissione Quarto Grado su Rete 4.

Jebreal contro Meloni, l’intervento di Sgarbi

“Io condivido con il padre della Meloni che mio figlio mi chiama genitore e non padre quindi il padre della Meloni è per lei genitore e non padre. La Meloni in compenso ha avuto una grande madre” è stato questo il commento lapidario dell’ex deputato in collegamento TV con lo studio di Nicola Porro.

Il critico d’arte si riferisce probabilmente al fatto che Giorgia Meloni ha da sempre preso le distanze dal padre sin da quando è stata abbandonata in giovane età: “Il tatto della stampa italiana che racconta dei guai di mio padre, ma omette nei suoi titoli roboanti un elemento fondamentale. Tutti sanno che mio padre andò via quando avevo poco più di un anno” era stata la replica della leader di Fratelli d’Italia.

Tutti sanno che ho scelto di non vederlo più all’età di undici anni. Tutti sanno che non ho mai più avuto contatti con lui fino alla sua morte – aveva scritto ancora su Facebook in risposta a Jebreal – Ma poco importa, se i ‘buonisti’ possono passare come un rullo compressore sulla vita del ‘mostro’. Evidentemente tra le tante cose che non valgono per me c’è anche il detto ‘le colpe dei padri non ricadano sui figli’. Ps. Signora Jebreal, spero che potrà spiegare al giudice quando e dove avrei fatto la dichiarazione che lei mi attribuisce”.

La polemica

La bufera politica è scoppiata a seguito di un tweet pubblicato dalla giornalista di origini palestinesi il 29 settembre: “Durante la sua campagna elettorale – scriveva – ⁦Giorgia Meloni, il nuovo Primo Ministro italiano, ha promosso un video di stupro in cui si afferma che i richiedenti asilo sono criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironia della sorte, il padre di Meloni è un famigerato trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in una prigione”.

Parole che hanno scatenato reazioni da destra a sinistra, con dure critiche contro Jebreal arrivate anche i leader di M5s e Azione, Giuseppe Conte e Carlo Calenda.

Il giorno dopo la giornalista ha continuato a tenere il punto aggiungendo che “la Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, NON colpe/punizioni collettive”.

La denuncia di Jebreal

Travolta dalle polemiche Jebreal non è arretrata di un passo rispetto alle sue posizioni ed è poi tornata all’attacco denunciando di essere vittima di una campagna d’odio nei suoi confronti, scoppiata dopo il tweet della discordia: “Il giorno dopo che Meloni ha minacciato di farmi causa per un tweet, i media hanno lanciato un assalto razzista, islamofobo e misogino. I facilitatori della coalizione di estrema destra sono forze moderate, che hanno normalizzato una coalizione essenzialmente xenofoba, razzista e autoritaria. Incitamento sfacciato”.

jebreal-sgarbi Fonte foto: ANSA
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