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Virus Oropouche, allerta dell'Oms: quanti sono i casi in Italia, quali sono i sintomi e come si trasmette

L’entomologo Claudio Venturelli commenta i casi di febbre Oropouche in Italia: "Aumenta l’attenzione, ma sono stati tutti importati e senza conseguenze gravi”. Allerta dell'Oms

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Si chiama febbre Oropouche, è causata da un virus che può essere trasmesso da insetti, e al momento in Italia è all’attenzione delle autorità sanitarie, dopo i primi quattro casi finora identificati. In Brasile, invece, l’allarme è maggiore dopo le prime due vittime, due donne. L’Organizzazione panamericana della sanità (Ops) – che svolge la funzione di ufficio regionale per le Americhe dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – ha emesso un allarme epidemiologico di alto rischio in America Latina, dove tra il 1° gennaio e il 30 luglio 2024 sono stati confermati oltre 8 mila casi.

L’allerta dell’Oms in America Latina

In America Latina tra il 1° gennaio e il 30 luglio 2024 sono stati confermati 8.078 casi di Oropouche.

Di questi, 7.284 in Brasile (il 90% del totale), 356 in Bolivia, 290 in Perù e 74 sia a Cuba sia in Colombia.

Culicoides paraensis virus OropoucheFonte foto: Reserarch Gate
Culicoides paraensis, la zanzara responsabile del virus Oropouche

Per questo l’Oms, via Ops, ha lanciato un allarme epidemiologico.

Cos’è il virus Oropouche

Come riferisce la CNN Brasile, citando la Pan American Health Organization, l’Oropouche (o OROV) è un arbovirus e membro della famiglia Peribunyaviridae, la stessa di Zika, Chikungunja e Dengue.

Prende il nome dal fiume Oropouche, vicino a Trinidand, dove è stato rilevato per la prima volta nel 1955.

Di che tipo è il virus Oropouche e come si trasmette

Può essere trasmesso dalla puntura della zanzara Culicoides paraensis, che generalmente è presente soprattutto in specchi d’acqua, dunque zone umide, e in aree boschive.

Ma un altro veicolo, come segnalano le autorità, è anche un moscerino già presente in Europa e in Italia.

Quali sono i sintomi

In caso di malattia, le autorità avvertono che i sintomi – che possono durare dai 5 ai 7 giorni – includono:

  • febbre improvvisa
  • mal di testa
  • rigidità articolare
  • dolori diffusi e fastidi
  • fotofobia
  • diplopia (visione doppia)
  • nausea
  • vomito
  • meningite (raramente)

L’intervista all’entomologo Claudio Venturelli

Il virus Oropouche ha fatto scattare l’allarme in Brasile e anche in Italia l’attenzione è cresciuta. Perché?

“In effetti è un virus che nel nostro Paese è nuovo. Ma dopo i 4 casi le autorità hanno aumentato l’allerta. In Brasile, invece, c’è un vero allarme, dopo i primi due decessi. Comunque ricorderei che le attenzioni maggiori, per chi deve recarsi in quel Paese, sono ancora legate alla Dengue, di cui c’è un’epidemia senza precedenti”.

Intanto i casi italiani hanno destato qualche preoccupazione…

“Certamente, sia le vittime brasiliane sia i contagi in Italia hanno creato un certo allarmismo, soprattutto legato al fatto che si tratta di un virus appunto nuovo, di cui si conosce ancora poco. La febbre di Oropouche, infatti, è una malattia virale trasmessa da insetti vettori, endemica in alcune regioni dell’America Latina, ma mai prima d’ora era stata diagnosticata in Italia.”.

La Pan American Health Organization spiega che l’Oropouche è una malattia trasmessa da vettori, in particolare attraverso la puntura di un insetto che è noto come un moscerino (il Culicoides paraensis). Ma può essere veicolata anche dalla zanzara Culex quinquefasciatus?

“Sì, i moscerini sono gli insetti che qui in Europa hanno creato il problema della febbre della lingua blu negli ovini e bovini, che aveva creato qualche preoccupazione anche nel nostro Paese. Il fatto che ci sia un loro coinvolgimento anche per la febbre Oropouche giustifica le maggiori attenzioni. Per quanto riguarda la zanzara, la zanzara Culex non è presente in Italia”.

uello che preoccupa è soprattutto il timore che, complice il caldo, possano aumentare le zanzare e i vettori di una malattia come la febbre Oropouche. È fondato?

“L’idea che possano aumentare gli insetti ha un fondamento, soprattutto per via dei cambiamenti climatici. Ma i dati finora ci indicano che non c’è stato un loro aumento. Le rilevazioni dell’Emilia Romagna, che ha un monitoraggio specifico, dicono che siamo in linea esatta con la media degli ultimi 5 anni per la presenza di zanzara tigre”.

Quindi si smentirebbe il rischio di una loro proliferazione, anche in questi giorni di caldo torrido?

“Sì. Se confrontiamo l’andamento con quello dell’estate 2023 vediamo che lo scorso anno c’erano stati picchi del 30%, 40% e a volte 50% (in alcuni casi persino del 70%), di aumento della presenza della zanzara tigre. Questo non è accaduto quest’anno, proprio a causa del caldo legato a una maggior siccità che non ha favorito la proliferazione delle zanzare. I rischi, quindi, sono inferiori rispetto al 2023, quando invece c’erano stati casi autoctoni di dengue (oltre 100). Anche in Francia c’è un monitoraggio attento, con un alter, ma la situazione appare sotto controllo”.

Quale potrebbe essere la prevenzione migliore?

“Premettendo che nelle scorse settimane sono stati registrati alcuni casi del virus anche in Italia, tutti importati e senza conseguenze gravi, la prevenzione si attua adottando precauzioni del tipo soggiornare in case dotate di zanzariere e cercare di ridurre le attività all’aperto nei periodi di maggiore attività vettoriale (all’alba e al crepuscolo). Occorre evitare le punture dell’insetto, utilizzando un abbigliamento adatto (abiti a maniche lunghe e pantaloni fino alle caviglie) e utilizzando repellenti a base di DEET o ICARIDINA”.

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virus-oropouche-culicoides-paraensis Fonte foto: iStock
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