Virus delle zecche, Wetland in Cina mentre in Italia preoccupa la meningite TBE: i rischi e come difendersi
In Cina è stato isolato un nuovo virus, Wetland, ma in Italia cresce la preoccupazione per la TBE, la meningite da zecche: intervista a Venturelli
Si chiama virus della palude, in gergo scientifico è il cosiddetto Wetland virus, ed è il nuovo virus che preoccupa in Cina perché viene trasmesso dalle zecche e può causare febbre anche importante oltre – soprattutto – a possibili problemi neurologici, al cervello. In uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, sono stati indicati i possibili effetti del patogeno, isolato e studiato da un team di esperti guidato da Wei Liu, del Beijing Institute of Microbiology and Epidemiology. Wetland virus (Welv), che appartiene al genere orthonairovirus della famiglia Nairoviridae, ha fatto scattare un piano di sorveglianza attiva tra i pazienti con sintomi febbrili in seguito a punture di zecca. In Italia, intanto, preoccupa la meningite TBE: l’intervista concessa a Virgilio Notizie dall’entomologo Claudio Venturelli.
- Come è stato scoperto il virus delle zecche in Cina
- Quali sono i sintomi del Wetland
- La situazione in Italia con la TBE, la meningite da zecche
- L’intervista a Claudio Venturelli
Come è stato scoperto il virus delle zecche in Cina
L’allarme è nato dopo che un uomo di 61 anni era stato punto da una zecca, durante una passeggiata in un parco palustre nella Mongolia interna, nella Cina settentrionale.
L’episodio risale a 5 anni fa, ma solo adesso arriva la conferma della pericolosità del virus, trasmesso dall’artropode.
Quali sono i sintomi del Wetland
L’uomo aveva sviluppato un’infezione che aveva, tra i sintomi:
- febbre
- disfuzioni d’organo multiple
- vertigini
- mal di testa.
Successivamente sono stati studiati i casi di altri 17 pazienti, con un quadro clinico analogo, in altre zone della Cina, comprese le province di Heilongjiang, Jilin e Liaoning.
La situazione in Italia con la TBE, la meningite da zecche
Ma Wetland non è l’unica fonte di preoccupazione: in Italia, dove il rischio di incontrare zecche è più elevato nella zona del Nord Est (per esempio in Veneto) e al confine con Slovenia e Austria, è cresciuta l’attenzione in seguito all’aumento di casi di meningite da zecche.
Si tratta della cosiddetta TBE, che ha fatto scattare un piano di prevenzione, in particolare dopo i casi registrati nel Bellunese.
Il protocollo riguarda anche il Tirolo Orientale e la Val Pusteria, dove si stanno studiando gli artropodi, indicatori anche del cambiamento climatico.
La TBE può essere trasmessa da zecche infette, in particolare dalla Ixodes ricinus, il cui habitat ideale è rappresentato da aree boschive, prati, aree collinari o di montagna, ma anche zone di pascolo urbane con un alto tasso di umidità, ambienti insomma che potrebbero aumentare nel corso dei prossimi anni proprio a causa dell’emergenza ambientale.
L’encefalite TBE è un virus e non ci sono cure farmacologiche, ma antinfiammatorie e di supporto: dà febbre, cefalea, affaticamento, malessere e dolori muscolari e articolari, quindi sintomi simil influenzali ma fuori stagione.
L’altra malattia causata dalle zecche è la borelliosi, patologia dovuta a un batterio: può essere curata con un antibiotico.
L’intervista a Claudio Venturelli
Quali sono i rischi dal nuovo virus?
“Da quanto emerge dagli studi, condotti a partire dal caso del paziente zero nel 2019, sono danni di tipo neurologico, con sintomi cerebrali. Va però chiarito che al momento sembra che, se curati in modo appropriato, non diano conseguenze importanti nel lungo periodo: occorre qualche tempo per le terapie, ma poi si risolvono”.
C’è il pericolo che questo tipo di virus si diffonda anche in Europa e in Italia?
“In effetti la diffusione non sembra circoscritta alla sola Cina. La zecca che trasmette questo nuovi virus è già presente in Europa centrale, quindi in qualche modo, come sempre quando c’è il vettore, è possibile che si espanda. Occorre attenzione, anche perché la zecca in questione è presente anche da noi con qualche esemplare”.
C’è da preoccuparsi?
“Non direi, al momento. Non occorre allarmismo, anche se il rischio zero non esiste. Però finora ci sono state poche segnalazioni nel mondo e nessun da noi, neppure ‘di importazione’”.
Quanto alla TBE, invece, rappresenta un rischio maggiore in Italia?
“Esatto. La TBE, che è una meningite trasmessa da una zecca presente anche da noi, è fonte di maggiore preoccupazione, da qualche anno. La sua presenza viene monitorata costantemente, tanto che rientra nel Piano Arbovirosi Nazionale, che serve a gestire diversi virus trasmessi da artropodi, compresi quelli responsabili della Dengue, della West Nile o di Zika. Per la TBE, però, esiste un vaccino”.
A chi è consigliato e chi deve prestare maggiore attenzione?
“È consigliato soprattutto a chi svolge lavori all’esterno, specie nelle aree a rischio del nord est, come boscaioli o guardie zoofile. Oppure a chi in genere frequenta aree boschive, perché è trasmessa dalla cosiddetta ‘zecca dei boschi’”.
Per le persone comuni, che effettuano passeggiate o campeggi, quali sono le precauzioni?
“Occorrono le consuete attenzioni: dopo una passeggiata in una zona dove si sa che può esserci presenza di zecche occorre ispezionarsi, con particolare attenzione alle parti dove ci possono essere peli o capelli, come dietro le orecchie, vicino ai capelli, sotto il collo, oppure su braccia e gambe. Le zecche cercano i punti dove poter conficcare il rostro e possono anche non mordere immediatamente. Non sempre sono visibili, perché le larve sono molto piccole”.
Quali altre precauzioni e consigli si sente di dare?
“Un’attenzione particolare va riservata agli Scout, perché sono capitati casi di zecche tra chi, appunto, è andato a campeggiare in zone a rischio. Ci si dovrebbe sempre coprire la cute, per esempio indossando pantaloni lunghi, magari anche infilati nelle calze, e maglie a maniche lunghe. Nel caso si trovino zecche sulla cute, occorre prudenza nella rimozione perché possono lasciare il rostro nella cute. Andrebbero comunque evitate acqua calda, olio o benzina, come si pensava un tempo: meglio utilizzare gli appositi strumenti o delle pinzette disinfettate”.
Se si ha il sospetto di essere stati morsi, cosa bisogna fare?
“Sicuramente rivolgersi al medico, anche in assenza di sintomi. Il morso non va sottovalutato perché, senza una cura, si può sviluppare la malattia di Lyme, che può dare problemi articolari o cardiologici sul lungo periodo. Un esame del sangue subito, invece, può individuare la positività e far scattare la profilassi antibiotica”.