Vermocane invadono i mari d'Italia grazie al caldo: come riconoscerli, i rischi per l'uomo in caso di puntura
A causa delle temperature più calde, i mari d'Italia sono ora invasi dai vermocane: ecco come identificarli e i potenziali rischi che una loro puntura comporta per l'uomo
Le ondate di calore non risparmiano i mari d’Italia, causando gravi squilibri degli ecosistemi. Questa volta nel mirino degli esperti ci sono i vermocane che a causa delle alte temperature stanno proliferando senza freni nelle acque del Mediterraneo. A pagarne le conseguenze sono le altre specie marine e la pesca. Non solo: sono velenosi per l’uomo e una puntura può provocare un’intensa irritazione.
- Gli studi dei biologi sui vermocane
- Dove si trovano e come riconoscerli
- Cosa fare in caso di puntura
Gli studi dei biologi sui vermocane
I biologi del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, con sedi a Panarea e Milazzo, stanno studiando attentamente questa specie.
Michela D’Alessandro, insieme ai colleghi dell’Ogs Valentina Esposito e Marco Graziano, ha osservato che i vermocane, scientificamente noti come Hermodice carunculata, sono una specie endemica del Mediterraneo, la cui popolazione era in passato sotto controllo.
Fonte foto: iStock
Esemplare di vermocane
Ma le recenti ondate di caldo hanno favorito una proliferazione incontrollata di questi vermi, che mangiano di tutto e si possono trovare persino a riva.
Dove si trovano e come riconoscerli
Secondo quanto riferito dall’Ogs, un tempo i vermocane erano diffusi perlopiù nel canale di Suez. Oggi con il riscaldamento anomalo delle acque del Mediterraneo, si assiste a un significativo aumento nei mari di Sicilia, Calabria e Puglia.
Questo ha spinto i biologi a lanciare una campagna informativa in collaborazione con varie università e istituti, tra cui le Università di Modena e Reggio Emilia, Catania, Messina, Ispra e l’Area Marina Protetta di Capo Milazzo.
I vermocane sono coloratissimi e lunghi in media tra 20 e 30 centimetri, ma possono raggiungere anche il metro. Le loro tossine, contenute nelle setole urticanti, generano edemi e pruriti dolorosi.
Cosa fare in caso di puntura
Roberto Simonini, ecologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia che ha isolato queste sostanze tossiche, spiega che il dolore può variare a seconda delle zone del copro in cui si viene punti.
Dove la pelle è spessa, si avverte un bruciore localizzato simile a quello provocato dall’ortica.
Nelle parti in cui la pelle è più sottile, invece, come il gomito o il ginocchio, il dolore può essere particolarmente intenso e duraturo. Tutto si risolve con della pomata al cortisone.
![vermocane-mari-italia-caldo-rischi-puntura-1](https://i1.plug.it/notizie-articoli.virgilio.it/img/plchld/ph_lazyload.jpg)