Variante Delta, l'Italia come il Regno Unito? Lo scenario di Magrini
Il direttore generale dell'Aifa ha parlato della variante Delta, evidenziando le differenze tra Italia e Regno Unito dove i casi stanno aumentando
La variante Delta è la nuova incognita nella pandemia di coronavirus, dalla quale dipenderanno gli scenari futuri. Se da un lato i vaccini somministrati sembrano essere sufficientemente efficaci a contrastarla con entrambe le dosi, dall’altro la variante si diffonde rapidamente tra chi non è ancora vaccinato e chi ha ricevuto solo una dose. Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ha evidenziato al Corriere della Sera ciò che ci differenzia dal Regno Unito.
Variante Delta in Italia e Regno Unito, le due differenze per Magrini
Se da un lato, osserva Magrini, “facciamo pochi screening rispetto al Regno Unito”, circa dieci o venti volte di meno, dall’altro “ci sentiamo più protetti dei britannici, perché molti in Italia hanno già preso due dosi”.
“Hanno preoccupato tutti il fatto che i britannici posponessero di un mese la piena riapertura e l’andamento peggiorativo in poche settimane nel Regno Unito. Anche chi era arrivato a zero morti e contagi molto più bassi deve correggere il tiro. Ma in Italia i dati vanno rapidamente molto meglio e avremo un’estate più normale e più sicura anche dell’estate scorsa”, ha sottolineato Magrini.
Il sequenziamento del virus è fondamentale per capire dove effettivamente circola la variante Delta e quanto, per poter quindi intervenire con efficacia laddove emergono focolai. “La nostra capacità di tracciare su scala nazionale è limitata e probabilmente al di sotto dello standard per poter mappare con precisione”, ha sottolineato Magrini.
Il 2023 potrebbe essere l’anno della svolta
L’Ecdc ha previsto che entro fine agosto la variante Delta sarà dominante in tutta Europa, ma la soluzione per sconfiggere definitivamente la pandemia si basa sull’immunizzazione dell’intero pianeta. Un obiettivo per il quale l’Italia farà la sua parte.
“Il G7 si è impegnato a donare un miliardo di dosi, dunque 500 milioni da parte dell’Europa e 60 o 70 milioni da parte dell’Italia. Verosimilmente avverrà nelle prossime settimane. Certo, dobbiamo sapere che per offrire una copertura al Sud del mondo servono almeno quattro-sei miliardi di dosi”, ha aggiunto Magrini.
Per il direttore generale dell’Aifa, il 2023 potrebbe essere l’anno della svolta anche se “fare previsioni a due o tre anni è difficile e l’impegno profuso è senza precedenti”, grazie anche al “maggiore impegno dei governi”.