AstraZeneca, i molti dubbi sul vaccino anti Covid: parla Remuzzi
Sono molti i dubbi che circondano il vaccino di AstraZeneca, dalla bassa efficacia agli effetti collaterali: Giuseppe Remuzzi fa chiarezza
“Meglio qualunque vaccino che nessun vaccino”. Lo scrive in prima pagina il New York Times, rispondendo al fronte, in crescita, di chi vuole boicottare il siero prodotto da AstraZeneca, considerato troppo poco efficace rispetto ai concorrenti di Pfizer e BioNTech e di Moderna. Tuttavia il vaccino anti Covid di Oxford sembrerebbe essere il farmaco destinato a coprire i grandi numeri in tutto il mondo, per condurci verso l’immunità di gregge.
Vaccino AstraZeneca: Remuzzi duro contro i no vax
Per Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri, “ci sono due categorie di persone. Sui no vax la battaglia è persa. Gli altri indecisi vanno convinti con la forza della realtà. Viviamo un’emergenza gravissima, per cui la sfida è quella di evitare la malattia grave. E tutti sono d’accordo sul fatto che il vaccino inglese risolva il 100% dei casi, lasciando solo la possibilità di sintomi lievi”, ha dichiarato al Corriere della Sera.
Remuzzi spiega l’efficacia del vaccino di AstraZeneca
Riguardo l’efficacia, oltre il 90% per i vaccini di Pfizer e Moderna e poco più del 60% per quello di AstraZeneca, “ogni dato che viene annunciato ha la sua verità. Ma quella è la parte bassa della forbice, che tiene conto dei primi 14 giorni dalla prima dose in cui nessun vaccino crea immunità.
“La copertura può arrivare all’81% con il distanziamento della seconda somministrazione. E distanziare le dosi ci consentirebbe di allargare la platea e avvicinarci con numeri più alti di vaccinati all’estate”, ha spiegato ancora Remuzzi, nonostante i tagli nelle dosi del vaccino.
Remuzzi spiega gli effetti collaterali del vaccino di Oxford
L’esperto ha affrontato sul Corriere della Sera anche il delicato tema che ha scatenato il dibattito all’ultima conferenza delle Regioni, ovvero quali fasce della popolazione sono state chiamate a fare il vaccino. “Il fatto che manchino tanti dati su alcune categorie di persone non significa che non lo possano fare. Anzi sono proprio i soggetti più fragili ad averne più bisogno in questa fase”.
Il vaccino di AstraZeneca “può creare reazioni avverse dopo la seconda dose a chi ha avuto la malattia, ma nelle forme più gravi, perché conserva ancora una buona dose di anticorpi naturali. In questo sarà decisivo il filtro dei medici di famiglia che conoscono il passato clinico, ma anche la storia Covid dei loro pazienti”, ha concluso Remuzzi.