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Uscito il nuovo libro “La stagione bella” di Francesco Carofiglio: magico e misterioso, intervista all'autore

Francesco Carofiglio torna con il suo nuovo libro "La stagione bella": l'intervista concessa dall'autore a Virgilio Notizie

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È un artista a tutto tondo Francesco Carofiglio: scrittore, architetto, illustratore e regista. Il suo ultimo romanzo è arrivato il 7 maggio nelle librerie: La stagione bella, edito da Garzanti, viene descritto come un romanzo: “Magico, misterioso, che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sul dolore e sulla speranza. Una storia intima, intensa, dentro cui tuffarsi e perdersi. E alla fine, ritrovarsi”. Ma questo è solo l’ultimo di una lunga lista di romanzi: infatti di libri Francesco Carofiglio ne ha scritti davvero molti pubblicando con tante case editrici e ottenendo grande successo. La scrittura, poi, è una “questione di famiglia”: la mamma Enza Buono era una scrittrice e anche il fratello Gianrico Carofiglio – ex magistrato e politico – è un celebre autore. L’intervista che Francesco Carofiglio ha concesso a Virgilio Notizie per la pubblicazione di La stagione bella.

L’intervista a Francesco Carofiglio

La stagione bella è un romanzo molto femminile, la protagonista è Viola una donna di 40 anni cresciuta senza un padre, proprio come è accaduto alla mamma. Che donna è Viola?

“Viola si è laureata in psicologia, ma non ha mai esercitato la professione di terapeuta o, meglio, non lo fa secondo i canoni della professione. È un’olfattivista, ha una bottega di fragranze a Milano. Ha deciso di unire le sue due vocazioni, e, nel suo laboratorio, prova a curare la memoria ferita delle persone attraverso l’olfatto, gli odori. E questo sarà forse un modo per curare se stessa”.

la stagione bella francesco carofiglioFonte foto: US Garzanti / Getty
Il nuovo libro di Francesco Carofiglio, “La stagione bella”

È difficile per un uomo riuscire a immedesimarsi e a raccontare una donna? Lei come ha fatto?

“Per me non è la prima volta, ho già scritto due romanzi visti con l’occhio di una protagonista femminile. In questo caso ho provato, sin dall’inizio, a camminare insieme con Viola. A condividerne i silenzi, le paure, i desideri. Una confidenza lenta e progressiva. Ho centellinato la scrittura, scremando il superfluo, senza fretta, in modo che rimanesse quello che era, per me (e per Viola), indispensabile raccontare”.

Qual è stata l’ispirazione per la stesura di La stagione bella?

“Ho cominciato a scrivere La stagione bella diversi anni fa. Poi mi sono fermato, per dare spazio ad altre cose della mia vita, alcune belle altre dolorose. Ho ripreso a scrivere due anni fa, e nel mezzo di questo attraversamento credo che raccontare la storia di Viola sia stato, forse banalmente, o forse per necessità estrema, parlare a una parte di me che chiedeva di esprimersi, che non aveva altra scelta. Come forse, non ne ha Viola, nella storia”.

Ci sono diverse tematiche che si sviluppano all’interno del romanzo, una di queste è la memoria. Viola, infatti, crea fragranze e negli odori spesso si celano i ricordi, anche quelli perduti. Come mai l’ha pensata con una professione così particolare?

“Mi piace guardare le cose intorno a me, spesso me ne vado in campagna o al mare, a fare lunghe passeggiate. Essere in ascolto del mondo è un modo di mettersi in una sintonia nuova con sé stessi. Sentire un profumo sollecita misteriosamente l’immaginario, ricomponendo scenari a volte dimenticati. Un pomeriggio di primavera, anni fa, ho cominciato a dare forma alle sensazioni che generava in me il profumo del gelsomino di Sicilia. Ho deciso di scrivere e mettere ordine in quella catena di emozioni piccole e persistenti. Credo che sia partito tutto da lì”.

E se lei dovesse scegliere un profumo che rappresenti la sua vita quale sarebbe?

“Del gelsomino ho già detto, ma ce ne sono ovviamente tanti altri. Se dovessi indicarne uno adesso, direi il profumo inebriante delle piante officinali, della macchia mediterranea”.

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Quale pensa possa essere il messaggio centrale del libro?

“Confesso che non scrivo mai per lanciare messaggi, perlomeno non lo faccio consapevolmente. Posso dire però che questa storia ha a che fare con l’eredità emotiva, la modalità di trasmissione delle esperienze (e del trauma) da una generazione all’altra, e alla maniera in cui ciascuno di noi reagisce ai segni impressi nel codice genetico. Queste esperienze ridotte al silenzio a volte riemergono, inaspettatamente, e ci mettono di fronte a scelte non facili, come succede a Viola”.

Lei è un artista a tutto tondo e ha lavorato anche come regista. Ha pensato al possibile cast di attori per il suo romanzo?

“A volte mi capita, sì. Ma mi piace però fare questo gioco con i lettori, chiedendo loro che volto attribuiscono ai personaggi del romanzo. Quindi le rimbalzo la domanda: lei chi immagina nel ruolo di Viola?”.

La capacità narrativa è una questione di famiglia, sua mamma Enza Buono era una scrittrice e anche suo fratello Gianrico Carofiglio è, come lei, un romanziere di successo. È lui il suo primo lettore?

“No, leggiamo entrambi i romanzi, l’uno dell’altro, solo quando sono già pubblicati. Credo sia una sana abitudine”.

Nel corso della sua carriera si è dilettato con romanzi diversi, compresi quelli per ragazzi, qual è il genere che sente più suo?

“Non amo molto incasellare i romanzi dentro un genere, anche se ne capisco la ragione editoriale. È vero, ho scritto anche romanzi per ragazzi che però hanno letto tranquillamente anche gli adulti, e viceversa. Mi piace raccontare storie, la forma e il genere sono cose che arrivano dopo”.

Architetto, scrittore, artista: c’è una di queste “definizioni” che sente più attinente oppure ognuna è una parte di Francesco Carofiglio?

“Ci sono parti diverse di me che chiedono ascolto, sì. Per esempio non potrei fare a meno di scrivere e di disegnare. Ma mi diverte molto progettare spazi e opere di installazione e continuo silenziosamente a immaginare progetti teatrali, dicendomi che verrà il tempo giusto anche per tornare in scena. Insomma, mi sono abituato nel corso degli anni a vivere esperienze diverse in territori diversi. E credo che non smetterò di farlo”.

Chi è Francesco Carofiglio

Classe 1964, Francesco Carofiglio è nato a Bari il 4 luglio. Non è semplice classificarlo in un’unica definizione perché si diletta, con successo, in tanti ambiti diversi. A partire dall’architettura: laureato a Firenze, nel corso della sua vita ha lavorato a progetti urbanistici, ma anche per spazi museali.

Alla professione di architetto ha affiancato quella di scrittore. Il suo primo romanzo è datato 2005: With or Without you (BUR-Rizzoli). Nel 2007, invece, è uscito Cacciatori nelle tenebre (Einaudi), graphic novel scritto a quattro mani con il fratello Gianrico Carofiglio. Poi L’estate del cane nero, nel 2008 con Marsilio e, l’anno successivo con la stessa casa editrice, Ritorno nella valle degli angeli che ottiene il Premio Stresa. Del 2011, invece, è Radiopirata. Torna a collaborare con il fratello, ex magistrato e politico italiano, nel 2014 quando viene pubblicato La casa nel bosco per la casa editrice Rizzoli.

Con Piemme, invece, pubblica: Wok (2013), Voglio vivere una volta sola (2014), Una specie di felicità (2016), Il Maestro (2017), L’Estate dell’incanto (2019), che ottiene il Premio Selezione Bancarella 2020, Poesie del tempo stretto (2020), Le nostre vite (2021). Jonas e il predatore degli incubi, invece, è stato pubblicato da Il Battello a Vapore nel 2022. Sono editi da Feltrinelli i due romanzi: Cattivi. Mister H (2022) e Cattivi. Lady M. (2023).

Francesco Carofiglio è un artista a tutto tondo, capace di utilizzare tanti linguaggi differenti. Anche cinematografici, basti pensare al film Il passato è una terra straniera film tratto dal romanzo del fratello Gianrico, interpretato ad esempio da Elio Germano e Michele Riondino, di cui ha curato insieme ad altri la sceneggiatura.

francesco-carofiglio-libro-la-stagione-bella Fonte foto: Getty
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