Usa, assalto al Congresso: Trump adesso rischia la "rimozione"
Diversi esponenti politici e dell'opinione pubblica americana chiedono la rimozione di Trump per l'assalto del Congresso a Washington
È ritenuto il responsabile da più parti politiche dell’assalto a Capitol Hill avvenuto nella giornata di ieri, con la sommossa di migliaia di sostenitori per bloccare dentro il Congresso la ratifica delle elezione di Joe Biden. I suoi avversari politici lo accusano di essere il mandante morale degli scontri e istigatore della marcia sul Campidoglio, mentre i suoi colleghi di partito non lo difendono e prendono le distanze. Dopo gli eventi di Washington diversi parlamentari hanno chiesto la “rimozione” di Donald Trump.
Usa, assalto al congresso: richiesto il 25esimo emendamento per Trump
Nonostante manchino circa due settimane alla fine del suo mandato, coincidente con il giuramento di Joe Biden del 20 gennaio, il presidente uscente è ritenuto un pericolo da alcuni esponenti del partito democratico e dell’opinione pubblica, tanto da chiedere per lui l’applicazione del 25esimo emendamento.
Come ricorda Tgcom24, si tratta di una norma della costituzione americana che prevede che il vicepresidente degli Stati Uniti prenda il posto del presidente in caso di morte, dimissioni e qualora quest’ultimo “non sia in grado di adempiere ai suoi doveri”.
Usa, assalto al congresso: il procedimento del 25esimo emendamento
A differenza della procedura più circostanziata dell'”impeachment”, questa misura di emergenza non avrebbe bisogno di accuse precise e dovrebbe essere richiesta su iniziativa della maggioranza del gabinetto della Casa Bianca e con il consenso del vicepresidente Mike Pence, il quale dovrebbe dichiarare al Congresso che Trump non è in grado di adempiere ai suoi doveri di presidente.
Ma sarebbe lo stesso presidente a potersi opporre, ribattendo di avere tutti i requisiti per rimanere ancora in carica. A quel punto sarebbe la Camera a decidere con la maggioranza qualificata di due terzi dei voti.
Anche se sarebbero cominciate a circolare indiscrezioni all’interno dell’amministrazione, sembrerebbe ad oggi difficile che il vice Mike Pence e il suo gabinetto decidano di dichiarare le “chiare incapacità mentali” di Trump.
L’unico caso predente è stato quello della rimozione, nel 1919, del presidente Thomas Woodrow Wilson: in quel caso era stato colpito da un ictus e quindi non era più in grado di svolgere il proprio ruolo.