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Una tazza di latte e caffè contro le infiammazioni: i nuovi studi sugli effetti, l'intervista all'esperto

Due studi danesi hanno scoperto il potente effetto antinfiammatorio di una tazza di latte e caffè: l'intervista all'esperto Francesco Balducci

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Una tazza di latte e caffè potrebbe essere meglio di un antinfiammatorio. L’affermazione può apparire esagerata, ma due studi, condotti dall’università di Copenaghen, hanno mostrato l’effetto combinato positivo di polifenoli e amminoacidi, proprio come quelli contenuti nella classica bevanda da colazione. A Virgilio Notizie li ha commentati Francesco Balducci, medico anti-age e nutrizionista.

Gli studi danesi

“Nei nostri studi – hanno affermato gli autori – dimostriamo che quando un polifenolo reagisce con un amminoacido, come in una tazza di latte e caffè, il suo effetto inibitorio sull’infiammazione nelle cellule immunitarie viene potenziato”, hanno sottolineato gli autori della ricerca danese, pubblicata Journal of Agricultural and Food Chemistry e sulla rivista Food Chemistry.

Le ricerche, dunque, mostrerebbero i benefici dell’abbinamento tra latte e caffè, perché contengono rispettivamente amminoacidi, cioè le proteine che formano la “struttura” muscolare dell’organismo, e i polifenoli, che sono antiossidanti e antinfiammatori.

L’intervita a Francesco Balducci

L’opinione del dottor Francesco Balducci, medico anti-age e nutrizionista, a Virgilio Notizie.

Cosa ne pensa dei due studi danesi sui possibili benefici in termini di risposta anti-infiammatoria dell’abbinamento tra polifenoli e amminoacidi?

“Non si tratta di una novità assoluta: da almeno 20 conosciamo, grazie ad altri studi, gli effetti positivi di questa combinazione. In questo caso mi sembra che si possa parlare, però, di studi parcellari, perché non prendono in considerazione anche altri fattori, come l’effetto concomitante di altri cibi. Comunque se la combinazione tra polifenoli e amminoacidi è sicuramente vincente, occorre andare a vedere da dove provengono”, spiega Balducci.

Perché la combinazione di polifenoli, come quelli contenuti in frutta e verdura, ma anche thè nero e caffè, hanno effetti positivi se uniti agli amminoacidi. Ma qual è la novità?

“Come accennavo, il beneficio di polifenoli e amminoacidi sono noti. Nello specifico, in questo caso sono state prese in esame due specifiche fonti di questi nutrienti, come il caffè e il latte. Vanno però fatti un paio di chiarimenti: in primo luogo non si tratta dell’unica combinazione possibile. Ad esempio, effetti antiossidanti si possono ottenere anche con gli albumi delle uova, ricchi di proteine, o il salmone, ricco di Omega-3, o ancora con le giuste dosi di mirtilli, avocado e frutta secca, che rappresentano un’associazione ideale tra le proteine nobili di origine animale, unite a polifenoli dei frutti di bosco e ai grassi positivi del pesce. Naturalmente dipende anche dal tipo di pesce e dalla qualità: come sempre, meglio quello non allevato – spiega Balducci – Il secondo aspetto da non sottovalutare, invece, riguarda una delle indicazioni dello studio danese, ossia il valore del latte”.

Perché potrebbe esserci qualche riserva sull’indicazione del latte?

“Perché se i polifenoli in generale fanno molto bene, il latte potrebbe avere controindicazioni riguardo all’apporto di caseina, la principale proteina dei latticini. Oltre al fatto che ci sono studi che la indicano come possibile fattore di oncogenesi, rappresenta una proteina non sempre digeribile per tutti. Finché si tratta del latte materno, infatti, è assolutamente indicato fino allo svezzamento perché tutti noi abbiamo la lattasi specie-specifica, ossia l’enzima che permette la digestione dello zucchero del latte materno (il lattosio, NdR). Diverso è il discorso per il latte vaccino, caprino o di altro animale – prosegue il medico – perché in questo caso la lattasi che abbiamo non è adeguata e pare che scompaia gradualmente dopo i 40/50 anni, come dimostrano molti casi: anche per esperienza diretta di molti miei pazienti, dopo i 45/50 o 60 anni aumentano le segnalazioni di difficoltà nella digestione del lattosio in persone che invece in passato non ne avevano”.

Dove si trovano i polifenoli e dove gli amminoacidi, e in che dosi si dovrebbero assumere?

“I polifenoli migliori, che sono un gruppo di molecole antiossidanti, provengono da frutta e verdura. In particolare, i frutti di bosco sono particolarmente indicati per il loro contenuto in flavonoidi, che sono potenti antiossidanti potenti, specie le bacche – spiega Balducci – Gli amminoacidi, invece, si trovano nelle proteine animali, in particolar modo in quelle nobili e pregiate: si tratta di pesce pescato (decisamente migliore rispetto a quello allevato) con particolare attenzione a quello ricco anche di Omega3 come il salmone, perché questi sono antiossidanti. Molto indicati sono anche i cefalopodi quindi polpo, calamaro, crostacei, ecc. Per quanto riguarda le carni, sono preferibili anche in questo caso quelle non da allevamento intensivo, dove gli animali sono in condizioni di forte stress e dunque producono alti livelli di cortisolo, o sono alimentati con farine di soia invece che a erba e fieno”.

Ci sono differenze tra le varie preparazioni di caffè, in termini di apporto nutrizionale: per esempio, il caffè americano o quello espresso? Il tipo di latte con cui sorseggiarlo?

“Sì, ce ne sono e sono importanti anche le modalità di preparazione. Sarebbe preferibile sempre l’espresso da moka, in acciaio più che in alluminio, mentre sarebbero da evitare le cialde, che invece hanno ormai preso piede. Questo non solo per una questione di impatto ambientale data dalle cialde, ma perché i materiali con cui sono realizzate contengono spesso interferenti ormonali, per non parlare delle plastiche – spiega il medico anti-age – Infine, ricordiamo che oltre a cambiare gli apporti di nutrienti a seconda della qualità del caffè, ci sono differenze anche da persona a persona nell’assorbimento dei nutrienti: per esempio, ci sono metabolizzatori veloci, che possono anche bere caffè nel pomeriggio o alla sera, e lenti, sui quali la caffeina potrebbe dare tachicardia o effetti spiacevoli nella difficoltà ad addormentarsi se assumono caffè nella seconda parte della giornata”.

Dottore, verrebbe però da dire che cercare di seguire un’alimentazione più sana diventa sempre più difficile e costoso. È così?

“Sì, infatti. Purtroppo alcuni disturbi alimentari e stati infiammatori sono aumentati anche a causa di una maggiore diffusione di cibi ultraprocessati che si discostano sempre di più da quelli ‘naturali’. Non mi riferisco solo ad alimenti industriali, come molti farinacei, o a carni frutto di processi meccanizzati, ma anche a frutta e verdura, sempre più confezionate e che contengono magari glifosato (un antiparassitario accusato di essere cancerogeno, NdR). Quanto al costo, il cibo spazzatura a mio avviso dovrebbe costare di più rispetto a quello di qualità, come accade nel Tonga: lì è stato tassato per invogliare a uno stile di vita più sano, il che permette anche un risparmio sui costi del servizio sanitario nazionale per curare le malattie legate a obesità e sovrappeso”, conclude Balducci.

 

latte-e-caffe-antinfiammatori Fonte foto: 123RF
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