Ucciso in Ecuador il procuratore Cesar Suarez che indagava sull'assalto allo studio Tv: era senza scorta
Il pubblico ministero Cesar Suarez, che indagava sull'assalto alla Tv durante la rivolta dei narcos in Ecuador, è rimasto vittima di un'imboscata
Il procuratore Cesar Suarez, titolare dell’indagine sull’assalto all’emittente televisiva trasmesso in diretta durante le rivolte in Ecuador, è stato ucciso in un’imboscata. Come riportato da Ansa, il pubblico ministero è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da un commando di Sicari a Guayaquil.
L’imboscata
Secondo quanto riferito dalla testata Expreso, citata da Ansa, Suarez è rimasto vittima di un agguato nella città portuale ecuadoriana, mentre si stava spostando in auto per prendere parte a un’udienza nella zona nord del centro nevralgico nella guerra del Paese sudamericano contro le bande di narcotrafficanti.
Come riportato dai media ecuadoriani, il pubblico ministero avrebbe già ricevuto diverse minacce, ma non gli era stata assegnata ancora una scorta.
Un frame dell’assalto in diretta Tv in Ecuador
Chi era Cesar Suarez
Cesar Suarez era un magistrato conosciuto per aver condotto diverse inchieste contro i principali gruppi criminali che operano nella città diventata negli ultimi anni il principale hub del traffico di cocaina verso l’Europa.
Il pm era stato incaricato per indagare sull’assalto armato in diretta Tv nello studio dell’emittente di Stato Tc, avvenuto durante la rivolta causata dalle bande armate in Ecuador che aveva portato allo stato d’emergenza e nella quali sono morte 10 persone.
L’assalto alla Tv
Nel pomeriggio del 9 gennaio un gruppo di uomini armati e incappucciati aveva fatto irruzione in uno studio del canale pubblico della città di Guayaquil, da mesi epicentro di violenze, mentre stava andando in onda un programma.
Nelle immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, si vedevano uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori, che tenevano in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte e costringendoli a stare in ginocchio mentre continuava la trasmissione.
Dopo circa mezz’ora di panico tra i conduttori e gli operatori dell’emittente, le telecamere hanno ripreso lo spegnimento luci dello studio mentre si sentiva l’arrivo delle forze speciali della Polizia, che sono riusciti a liberare gli ostaggi e arrestare una parte del gruppo degli aggressori.
Il bilancio è stato di 13 assalitori in manette e due feriti tra i dipendenti della Tv: un cameraman è stato colpito alla gamba e a un altro è stato rotto il braccio, ha spiegato il vice direttore della Tv.