Il Fisco userà il Redditometro nel 2024, approvato il decreto sulle dichiarazioni delle spese: le conseguenze
Il governo Meloni approva il decreto Redditometro 2024. Il Fisco torna a fare controlli sulle dichiarazioni di spesa per trovare i "finti poveri"
È ufficiale, il Governo Meloni ha approvato il decreto ministeriale che riporta in attivo il Redditometro. Era stato sospeso nel 2018, ma con il suo ritorno il Fisco italiano potrà tornare a indagare la spesa dei contribuenti. Ci saranno infatti verifiche sulle spese, che se ambigue faranno scattare accertamenti di natura più seria.
- Che cos’è il Redditometro
- Il Redditometro nel 2024: quando partiranno i controlli del Fisco
- Attenzione a queste spese
Che cos’è il Redditometro
Il Redditometro è uno strumento dell’Agenzia delle Entrate e serve a verificare che le spese effettuate da una persona siano in linea con il suo reddito dichiarato. Lo strumento era stato sospeso con il decreto Dignità, ma ora torna e lo fa con alcune modifiche.
Quando venne realizzato, il Fisco chiarì come lo strumento servisse a individuare “i finti poveri e l’evasione dei contribuenti che dichiaravano redditi esigui e usufruivano di agevolazioni dello Stato.
Il 7 maggio 2024, sulla Gazzetta Ufficiale, è stato pubblicato il dm che riattiva lo strumento del Redditometro. In passato era stato stabilito che una futura riattivazione, come quella attuale, avrebbe dovuto essere fondata su una metodologia pensata con Istat e associazioni dei consumatori.
Redditometro 2024: attenzione alle dichiarazioni di spesa
Il Redditometro nel 2024: quando partiranno i controlli del Fisco
Il governo Meloni ha riattivato il Redditometro con l’approvazione del decreto (un’altra approvazione dopo il più discusso decreto Superbonus). Il testo prevede l’avvio di nuovi controlli dal 2016 in avanti.
Ci sono però dei limiti oltre cui le irregolarità non possono più essere sanzionate. La segnalazione avverrà solo nel caso di “omessa dichiarazione”. Per tutti gli altri, i controlli partiranno dai redditi del 2018.
Attenzione a queste spese
Nel decreto sono chiarite le spese a cui fare attenzione. Infatti per capire se il reddito dichiarato è troppo basso rispetto alle spese, sono previste tredici categorie: spese per l’abitazione (affitto o mutuo, manutenzione, acqua e condominio…); alimentari e abbigliamento; per le bollette, l’acquisto di elettrodomestici, le spese sanitarie e per i trasporti; le spese per i telefoni, per l’istruzione, per il tempo libero, gli investimenti, i risparmi e gli altri versamenti (come imposte o assegni all’ex coniuge).
Si terrà comunque conto della composizione del nucleo familiare e della zona in cui questa abita. Il contribuente avrà comunque modo di dimostrare come sono avvenute le spese, per esempio grazie ad altri redditi che per qualche motivo non andavano dichiarati nell’anno in questione.