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CRONACA NERA

Torino: tumore curato con il metodo Hamer, condannata omeopata

L'omeopata è stata condannata per omicidio colposo per la morte di una 53enne deceduta per un melanoma maligno nel 2014

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

È stata confermata in appello la condanna a tre anni di carcere per Maria Alcover Lillo, l’omeopata coinvolta nel caso di Marina, una 53enne “curata” con il cosiddetto metodo Hamer e morta nel 2014 per un melanoma maligno. Ne dà notizia l’Ansa. La 57enne di origini madrilene è stata condannata dai giudici della Corte d’appello di Torino per il reato di cooperazione in omicidio colposo, per aver propugnato una “teoria fuorviante e priva di contenuto scientifico”.

Alcover Lillo è la mentore di Germana Durando, medico di base e omeopata, la dottoressa che ha seguito Marina. Durando è già stata condannata in via definitiva a tre anni e 10 mesi di reclusione. Le due donne condividevano lo studio di Torino e, secondo l’accusa, Alcover Lillo avrebbe avuto un ruolo attivo nella morte della giovane donna.

La vicenda di Marina inizia nel 2005, quando scopre un neo nella spalla sinistra. Un melanoma che si poteva asportare con un semplice intervento chirurgico. Secondo quanto emerso nel corso del processo, fu però convinta a seguire una terapia ricavata dalla medicina omeopatica “hahnemanniana” e dalle controverse teorie del tedesco Rike Geerd Hamer.

Una terapia priva di basi scientifiche che prevede l’impiego di meditazione e psicologia: se la donna avesse portato alla luce le carenze affettive che aveva vissuto, il male si sarebbe assorbito da sé.

La 53enne morì nel settembre 2014, alcuni mesi dopo aver fatto finalmente asportare il melanoma. Ancora nel 2016 l’omeopata ribadiva su Facebook le proprie convinzioni: “Mentre il melanoma cresceva la paziente stava bene e c’era il recupero della sua complicata esistenza. Cosa che non interessa al mondo medico meccanicista. La scelta sempre libera della paziente di farsi operare è stato il punto di partenza dell’esplosione delle metastasi”.

Fonte foto: Ansa

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