Tim sorride in attesa della sentenza, il Governo Meloni deve restituire all'azienda con 1 miliardo di euro
La Corte d’Appello di Roma conferma che lo Stato deve restituire 1 miliardo di euro a Tim. La sentenza esecutiva chiude un contenzioso durato 15 anni
La Corte d’Appello di Roma ha respinto il ricorso del Governo Meloni e ha stabilito che lo Stato dovrà restituire a Tim circa 1 miliardo di euro. La sentenza, immediatamente esecutiva, chiude un contenzioso durato 15 anni legato al canone concessorio del 1998.
- Rigettato il ricorso del governo Meloni
- Tim riceverà un miliardo di euro
- La motivazione della Corte d’Appello di Roma
Rigettato il ricorso del governo Meloni
La Corte d’Appello di Roma ha respinto la richiesta della Presidenza del Consiglio di sospendere il pagamento del canone concessorio del 1998. La somma, inizialmente di poco superiore a 500 milioni di euro, è stata rivalutata con l’aggiunta degli interessi maturati, raggiungendo circa 1 miliardo di euro.
Il Governo aveva motivato il ricorso evidenziando il “grave e irreparabile danno” che il pagamento avrebbe comportato per il bilancio dello Stato. I giudici della seconda sezione penale, presieduta da Benedetta Thellung de Courtelary, non hanno rilevato alcuna criticità per le casse pubbliche.
Fonte foto: ANSA
In particolare, la Corte ha sottolineato che non è stata prospettata un’effettiva incapacità patrimoniale da parte dello Stato e che il ritardo nel pagamento avrebbe solo aggravato l’onere per interessi.
Tim riceverà un miliardo di euro
La sentenza è immediatamente esecutiva e Tim ha già annunciato l’avvio delle procedure per il recupero della somma. Il titolo della società ha reagito positivamente alla notizia, registrando un aumento dell’1,7% in borsa.
Il contenzioso riguarda il pagamento del canone concessorio preteso per il 1998, anno successivo alla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea era già intervenuta nel 2020, dichiarando che la normativa italiana non poteva imporre a Tim il pagamento del canone per quell’anno, ma solo i costi amministrativi connessi alla gestione delle licenze.
La motivazione della Corte d’Appello di Roma
Nelle motivazioni della sentenza, la Corte ha rigettato l’argomentazione del Governo secondo cui l’importo avrebbe comportato modifiche alla legge di Bilancio e messo a rischio la liquidità dello Stato. I giudici hanno evidenziato che lo stesso esecutivo non aveva accolto un’offerta di pagamento rateizzato con uno sconto di 150 milioni di euro, proposta da Tim per evitare ulteriori ritardi.
Inoltre, la sentenza critica il mancato bilanciamento tra il pregiudizio per lo Stato e il beneficio per Tim. La Corte sottolinea come il ritardo nel pagamento non solo aumenti l’aggravio per interessi, ma rappresenti un danno per la credibilità dello Stato stesso.
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