Terremoto ai Campi Flegrei vicino Napoli di magnitudo 3,6: forte boato, tremano i vetri delle finestre
Una forte scossa di terremoto è stata registrata ai Campi Flegrei, vicino Napoli, in Campania, nella mattinata di domenica 11 giugno: la situazione
I sismografi dell’Osservatorio Vesuviano hanno registrato alle ore 8,44 della mattinata di domenica 11 giugno una forte scossa di terremoto con epicentro che i vulcanologi hanno localizzato a est di Montenuovo, in prossimità della zona della Starza e di via Fasano a Pozzuoli, nell’area dei Campi Flegrei.
- La magnitudo della scossa di terremoto ai Campi Flegrei
- La situazione dopo il terremoto
- Lo studio sui Campi Flegrei
La magnitudo della scossa di terremoto ai Campi Flegrei
La scossa di terremoto è stata di magnitudo 3.6 della scala Ritcher e si è verificata a una profondità di 2.6 chilometri. Assieme a quella dello scorso marzo, di pari grado, è scossa la più forte dal 2005.
La situazione dopo il terremoto
Come riportato da ‘Il Mattino’, il terremoto è stato avvertito in tutta l’area flegrea, da Bacoli a Monterusciello e Quarto. La scossa è stata sentita anche in alcuni quartieri a ovest di Napoli. Le persone hanno dichiarato di aver sentito prima un forte boato e, poi, i vetri delle finestre tremare.
La scossa di terremoto è stata di magnitudo 3.6.
Lo studio sui Campi Flegrei
Nei giorni scorsi, un nuovo studio condotto in collaborazione tra la University College di Londra e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e pubblicato su ‘Nature communications earth and environment’ ha fatto chiarezza sugli scenari dei possibili cambiamenti della crosta della caldera dei Campi Flegrei.
Lo studio ha dimostrato “una maggiore fragilità della crosta della caldera” e ha ipotizzato due scenari estremi su ciò che potrebbe accadere in futuro ai Campi Flegrei.
Nicola Alessandro Pino dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv ha spiegato a questo proposito a ‘Rainews’: “In quello più critico la spinta proviene dal magma e in tal caso la maggiore fragilità della crosta potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati più superficiali, con risalita di magma. Nello scenario meno preoccupante e più probabile, in cui la pressione sulla crosta è esercitata da fluidi idrotermali, si verificherebbe una dispersione dei gas che porta a una depressurizzazione e quindi anche alla riduzione di bradisismo e terremoti”.