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Roberto Calderoli

Tutto quello che c’è da sapere sul politico Roberto Calderoli, fedelissimo di Umberto Bossi e nella Lega fin dalla prima ora

di Antonio Cardarelli

Roberto Calderoli, ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, è una delle figure di maggiore esperienza della squadra di governo guidata da Giorgia Meloni. La sua abilità politica è stata riconosciuta anche dagli avversari e non a caso ha ricoperto più volte incarichi governativi e istituzionali di primo livello. È stato soprannominato il "Machiavelli" della Lega per la sua capacità di muoversi nei meandri legislativi e parlamentari. Ha attraversato tutte le stagioni del partito, dai tempi di Bossi fino a oggi, e nel corso della sua carriera politica si è più volte distinto per uscite piuttosto "piccanti" su temi delicati come religione, diritti civili e immigrazione. Ultimamente sembra aver smussato questa sua tendenza e i suoi commenti sono molto più pacati. Ripercorriamo la lunga carriera politica di Roberto Calderoli.

Calderoli, famiglia di dentisti autonomisti
Classe 1956, Roberto Calderoli nasce a Bergamo in una famiglia di dentisti con una spiccata tendenza per l'autonomismo settentrionale. Il nonno Guido è stato tra i fondatori di un movimento chiamato "Bergamo nazione, tutto il resto meridione". Nel 1982, seguendo le orme dei suoi familiari, si laurea in Medicina e si specializza in chirurgia maxillo-facciale. Ma la passione per la politica è troppo forte e così, anche qui sulla scia delle convinzioni familiari, aderisce ben presto alla Lega Nord "dura e pura" di Umberto Bossi. La prima elezione alla Camera dei Deputati arriva nel 1992: da allora verrà sempre rieletto, alla Camera o al Senato. Tra i fedelissimi del "senatur" Umberto Bossi, nel 1993 Calderoli diventa presidente del partito.

La firma di Roberto Calderoli sul "porcellum"
Diventa ministro per la prima volta nel 2001, quando è scelto per sostituire proprio Bossi al dicastero delle Riforme istituzionali. È promotore della riforma istituzionale denominata "devolution", che mira a dare più autonomia alle regioni, che passa in Parlamento ma viene poi bocciata nel referendum costituzionale del 2006. Nel 2005 firma la legge elettorale che passerà alla storia come "Porcellum" dalla definizione che lui stesso ne darà durante una trasmissione televisiva ("una porcata") in riferimento al fatto che anche in caso di vittoria difficilmente ci saranno maggioranze solide nei due rami del Parlamento. A onor del vero, va anche detto che la legge inizialmente scritta da Calderoli aveva subito molte modifiche durante l'iter di approvazione.

Roberto Calderoli ministro della Semplificazione: le leggi bruciate
Nel 2009, sempre con Silvio Berlusconi al governo, diventa ministro per la Semplificazione. Con il solito gusto per le messe in scena, Roberto Calderoli elimina 29mila leggi definite "inutili" e le brucia materialmente in una caserma dei vigili del fuoco. Calderoli dichiara che l'abolizione di queste leggi permette allo Stato di risparmiare 58 milioni di euro all'anno. Ma forse si fa prendere troppo la mano e, per errore, vengono cancellate anche le leggi istitutive di alcuni comuni italiani (Aprilia, Carbonia, Sabaudia e Follonica) oltre alla legge che aveva abolito la pena di morte e a quella che aveva istituito la Corte dei Conti. Per rimediare a questi errori viene emesso un decreto "salva-leggi".

L'opposizione di Roberto Calderoli: milioni di emendamenti
Nel corso della sua carriera Roberto Calderoli, considerato un profondo conoscitore delle materie legislative, è stato per tre volte vicepresidente del Senato. Prima di diventare ministro nel governo Meloni, il suo nome era stato fatto proprio per la presidenza del Senato, poi assegnata a Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia). Ma anche quando era all'opposizione Roberto Calderoli si è fatto notare per le sue iniziative in Parlamento. Nel 2015, per esempio, aiutato da un software presentò oltre 80 milioni di emendamenti al ddl firmato da Maria Elena Boschi (poi in parte ritirati da lui stesso o non ammessi). Nel 2012, dopo le dimissioni per motivi di salute di Umberto Bossi (da Calderoli considerato come il suo unico capo politico), fa parte triumvirato che traghetta la Lega insieme a Roberto Maroni e Manuela Dal Lago.

Le sparate di Roberto Calderoli e il processo per il caso Kyenge
Al grande pubblico Roberto Calderoli è noto soprattutto per le sue "sparate". Nel 2013 disse che l'allora ministra dell'Integrazione Cecile Kyenge ricordava un orango. Per questa frase, nel 2019, è stato condannato in primo grado a 18 mesi per diffamazione con l'aggravante dell'odio razziale (pena sospesa). Nel 2006, nel pieno della polemica sulle vignette considerate dai musulmani offensive nei confronti di Maometto, indossò una maglietta che raffigurava Maometto (non la stessa del giornale danese) provocando una violenta protesta davanti al consolato italiano di Bengasi, in Libia, sedata dalla polizia con 11 morti. Qualche anno prima aveva portato a spasso maiali (animale considerato impuro dagli islamici) nelle zone in cui i musulmani pensavano di costruire una moschea.

Dichiarazioni offensive contro la comunità Lgbt
Sempre nel 2006 si scaglia contro la comunità Lgbt dicendo: "La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni". Fu sempre lui, per la prima volta nel 2000, a innescare con le sue dichiarazioni una polemica sull'uso delle armi contro gli scafisti che portavano immigrati irregolari in Italia. Anche la vittoria del Mondiale nel 2006 viene sfruttata da Calderoli per criticare le politica migratorie italiane: "Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti". La dura reazione dell'ambasciata francese non tardò ad arrivare.

La vita personale di Roberto Calderoli
Roberto Calderoli ha un figlio ed è sposato dal 2015 con Gianna Gancia, compagna di partito nella Lega e presidente della provincia di Cuneo dal 2009 al 2014. Nel 1998 aveva sposato con un rito celtico, quindi di nessun valore legale, la sceneggiatrice Sabina Negri. L'attuale ministro per gli Affari Regionali, intorno al 2012, ha scoperto di avere un cancro, malattia di cui ha parlato lui stesso in diverse interviste. Sottoposto a diversi interventi chirurgici e cicli di trattamenti, ha dichiarato che la malattia gli ha cambiato la vita facendolo avvicinare alla religione cattolica.

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