Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi aveva 15 anni quando è sparita da Roma. Tra indagini, testimonianze e varie piste seguite, resta il mistero su cosa le sia successo
Il caso Emanuela Orlandi è uno dei misteri irrisolti italiani più noti. Complice anche la famiglia della ragazza che non ha mai smesso di cercarla e di accendere i riflettori sulla vicenda della sua scomparsa a caccia della verità. La giovane aveva 15 anni quando è sparita da Roma il 22 giugno del 1983.
Da allora sono state numerose le indagini e le piste seguite, dal rapporto della famiglia con il Vaticano, al coinvolgimento della Banda della Magliana fino al collegamento con l’attentato a Giovanni Paolo II. Tra le cause, non è stata esclusa neanche l’ipotesi di rapimento per pedofilia.
Chi era Emanuela Orlandi
Nata nel 1968, Emanuela era figlia di Ercole, un commesso della Prefettura pontificia e di Maria Pezzano. Tutta la famiglia, compresa altri quattro fratelli, viveva in Vaticano a causa del lavoro del padre. La ragazza era la penultima dei cinque figli e, al momento della scomparsa, aveva appena finito il secondo anno di liceo scientifico e studiava flauto e canto corale nella scuola di musica in piazza Sant'Apollinare nell'istituto Tommaso Ludovico da Vittoria.
Quando si sono perse le tracce della giovane, la Capitale è stata tappezzata di manifesti con la sua descrizione e il suo volto dove si leggeva che era alta un metro e sessanta e che "al momento della scomparsa aveva i capelli lunghi, neri e lisci, indossava pantaloni di jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica”.
La scomparsa di Emanuela Orlandi
Il 22 giugno del 1983, Emanuela era andata in piazza Sant’Apollinare, a pochi passi dalla sede del Senato di Palazzo Madama, per seguire la sua consueta lezione di flauto nell’istituto Tommaso Ludovico da Vittoria. Quel giorno, riferirono testimoni, la giovane era arrivata di fretta e in ritardo in classe. Dopo il flauto, aveva seguito la lezione di canto corale lasciando l’aula prima del termine.
Uscita dall’istituto, la 15enne aveva chiamato a casa e al telefono aveva parlato con la sorella Federica, alla quale aveva raccontato di aver incontrato un uomo, prima di arrivare alla scuola di musica, che le aveva proposto un lavoro di volantinaggio alla sfilata di moda delle sorelle Fontana. L’evento si sarebbe tenuto il sabato successivo alla Sala Borromini, in piazza della Chiesa Nuova.
L’uomo le aveva anche detto che l’avrebbe aspettata fino al termine delle lezioni per ricevere una sua risposta sulla partecipazione alla sfilata. Dell’offerta di lavoro, Emanuela aveva anche parlato ad altre due sue amiche: Maria Grazia e Raffaella, compagne della scuola di musica con le quali aveva raggiunto la fermata dell’autobus 70 alla fine della lezione.
Entrambe avevano raccontato di aver atteso con la 15enne e un'altra ragazza dell’istituto Tommaso Ludovico da Vittoria, bassina e con i capelli ricci, di cui non ricordano il nome. Il loro autobus è arrivato verso le 19.20: è stata l'ultima volta che hanno visto Emanuela.
Una versione diversa era invece stata data da un’altra compagna di corso che aveva sostenuto che la giovane avrebbe fatto a piedi solo una prima parte di corso Rinascimento senza però arrivare alla fermata del bus. La terza amica Laura aveva detto che Emanuela sarebbe stata dietro di lei, a una ventina di metri, e più dietro camminava il resto del gruppo. Quasi alla fine di corso Rinascimento, quando si era voltata indietro, non aveva più visto Emanuela, ma solo le altre compagne.
Le indagini e le telefonate anonime alla famiglia Orlandi
Le indagini sulla scomparsa di Emanuela sono iniziate subito, l’ipotesi di un sequestro per ottenere un riscatto è stata presto accantonata a causa delle condizioni economiche poco abbienti della famiglia Orlandi. La prima pista seguita è invece stata il possibile rapimento da parte di una persona conosciuta quel 22 giugno o qualche giorno prima.
La sera stessa della sparizione, una telefonata anonima era arrivata nella Sala Stampa del Vaticano intorno alle 21, circa due ore dopo l’ultimo avvistamento della ragazza. Da questa telefonata sembrava però che l’interlocutore per il rapimento della ragazza fosse la Santa Sede e non la famiglia Orlandi.
Nel corso degli anni, poi, sono state molteplici le chiamate sia a casa Orlandi che alla polizia, alle trasmissioni Tv e alle redazioni dei giornali, la maggior parte delle volte provenienti da mitomani o persone che provavano a depistare le indagini.
L’ipotesi del collegamento con l’attentato di Giovanni Paolo II
Poco più di un anno prima dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, c’era stato l’attentato a Giovanni Paolo II. Il collegamento tra i due eventi è stato preso in considerazione perché, nelle telefonate arrivate in Vaticano, il mittente, conosciuto come l’Americano per l’accento con cui parlava, avrebbe proposto uno scambio tra l’attentatore del Pontefice, Mehmet Ali Agca, esponente del movimento nazionalista turco dei Lupi Grigi, ed Emanuela. Di recente lo stesso Agca ha inviato alla stampa internazionale una lettera in cui sostiene che l’allora 15enne sta bene e che è stata vittima di un intrigo per motivi politici e religiosi di cui la CIA possiede dei documenti segreti. Come è chiaro, lo scambio non c’è mai stato e anche l’attendibilità delle dichiarazioni dell’attentatore non è così scontata.
Emanuela Orlandi e la Banda della Magliana
Un’altra pista vede tra i protagonisti della vicenda la Banda della Magliana. Emanuela sarebbe stata rapita da un commando di uomini inviato dal boss Renatino De Pedis. Marco, un amico di Emanuela morto nel 2007 a 46 anni, avrebbe confessato al padre Salvatore Sarnataro di essere stato lui a rapire la 15enne su ordine del capo della Banda della Magliana.
Il motivo del sequestro sarebbe stato legato alla risoluzione di un problema che riguardava un alto prelato del Vaticano. Quest’ultimo avrebbe promesso a De pedis una tomba a Sant’Apollinare, proprio nella basilica nella quale sono stati ritrovati i resti del boss.
Il coinvolgimento di Renatino nella scomparsa di Emanuela Orlandi è stato messo a verbale, nel 2008, anche dall’ex amante del boss Sabrina Minardi. La donna ha raccontato di aver accompagnato la giovane ai piedi del Gianicolo e di averla consegnata a un monsignore e di aver sentito da “Renatino” che il rapimento era stato organizzato per riavere indietro i soldi consegnati al Vaticano attraverso lo Ior dell’arcivescovo Marcinkus che era appunto a capo della banca della Santa Sede. Nonostante le testimonianze della Minardi, il reale coinvolginemto della Banda della Magliana nel caso non è mai stato dimostrato.
La pista della pedofilia
Tra le altre varie ipotesi sul caso Orlandi c’è anche quella di un maniaco o di una vera e propria organizzazione di pedofili che reclutava minorenni a scopo sessuale. Nel periodo in cui è sparita Emanuela, a Roma e dintorni sono scomparsi, anche solo per poche ore, altri 321 giovani, 144 ragazzi e 177 ragazze.
Tra questi c’è Mirella Gregori, altra adolescente di cui si sono perse le tracce solo un mese prima rispetto alla 15enne residente al Vaticano. I due casi sono spesso stati accomunati e molti hanno parlato di una possibile rete di pedofili, all’interno della Santa Sede stessa, che avrebbe rapito le due ragazze per festini e orge. Tra differenti piste, testimoni inattendibili e depistaggi, il mistero su cosa sia realmente successo a Emanuela Orlandi non è mai stato svelato.