Super Green pass, Pregliasco: "Lede un po' la libertà, è autoritario", poi la rivelazione sulla terza dose
Le parole inaspettate del celebre virologo ai microfoni di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio 1
Sono parole inaspettate quelle che il virologo Fabrizio Pregliasco, diretto dell’Anpas e docente dell’Università di Milano, ha affidato ai microfoni della trasmissione Un giorno da pecora, in onda su Rai Radio 1. Riguardo il Super Green pass, in vigore dal 6 dicembre, ha detto che “lede un po’ la libertà, è autoritario“, subito rimarcando che però “ci vuole”.
Insomma, la stretta del Governo su chi ancora non si è sottoposto al vaccino anti Covid “creerà fastidi e mal di pancia, ma è utile. Più ci si vaccina, meglio è”, ha spiegato.
Quello del Super Green pass è “un sistema a paletti che ci consente di mantenere la sicurezza necessaria”. Inoltre “c’è stata una graduazione per una serie di vincoli più o meno stringenti”.
Fabrizio Pregliasco sulla terza dose di vaccino Covid: “Spero che sia l’ultima”
L’esperto ha anche parlato della necessità di sottoporsi a una quarta dose dopo un anno o addirittura sei mesi dal booster. “Spero che questa”, la terza dose, “possa essere l’ultima universale per tutti”.
“Poi immagino possa diventare un appuntamento come il vaccino antinfluenzale, destinato alle persone fragili e più esposte. Lo immagino offerto come soluzione opzionale alle persone sane. Ma dipenderà dall’insorgenza di nuove varianti e dall’esigenza di fare una dose aggiornata”, ha spiegato.
Fabrizio Pregliasco sulla variante Omicron: cosa sappiamo delle mutazioni
Il medico ha spiegato invece all’Agi che sulla variante Omicron abbiamo bisogno di “ulteriori conferme”, e dai dati a disposizione emergerebbe una versione del Sars-Cov-2 più contagiosa. Tuttavia “la malattia non sembra cambiare”.
Sono dunque necessari nuovi studi sulla B.1.1.529, inizialmente accolta come la “variante dell’orrore”. Alcuni medici ipotizzano invece che potrebbe essere in questo ceppo la chiave per la fine della pandemia.
“Sono stati identificati casi di Omicron in moltissime zone in poco tempo. Alcuni esperti ipotizzano una capacità di diffusione almeno due volte superiore rispetto alla variante Delta, ma per adesso non sembra che siano stati segnalati casi di malattia più grave“, ha dichiarato Fabrizio Pregliasco.
“L’andamento delle varianti selezionate potrebbe indicare la tendenza del virus ad adattarsi meglio all’ospite. Si tratta di un fenomeno comune a molti agenti patogeni, che evolvono seguendo il meccanismo di selezione darwiniana“, diventando meno pericolosi per l’ospite e garantendosi quindi maggiore capacità di infettare e sopravvivere.
Fabrizio Pregliasco sulla variante Omicron: perché (forse) è meno pericolosa
“I primi dati indicano che le variazioni e le mutazioni di B.1.1.529 si trovano principalmente nella zona della proteina Spike associata alla contagiosità del virus e non alla sezione legata al decorso e alla patogenicità”, e per questo la terza dose di vaccino Covid dovrebbe essere sufficiente a potenziare il sistema immunitario.
“L’altro elemento incoraggiante è che nel genoma virale sono stati rilevati frammenti di rinovirus, probabilmente a causa di una co-infezione. Anche questo indica la capacità del virus di adattarsi all’ospite, il che è positivo perché significa una minore probabilità di infezioni gravi”, ha spiegato ancora.
A ogni modo “il messaggio è sempre lo stesso: dobbiamo mantenere alta l’attenzione, monitorare la situazione e continuare con le solite misure di prevenzione” che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo anno e mezzo.