Suicidio in carcere a Torino: giovane si uccide dopo due giorni, aveva rubato un paio di cuffie bluetooth
Un ragazzo di origine africana si è impiccato in carcere dopo due giorni dall'arresto. È il 72esimo suicidio di un detenuto dall'inizio dell'anno
Un nuovo suicidio in carcere, questa volta a Torino dove un ragazzo di origine africana si è tolto la vita dopo due giorni dall’ingresso nella casa circondariale Lorusso e Cutugno.
Suicidio 48 ore dopo l’arresto
Il giovane, del quale non sono state rese note le generalità, si trovava nella struttura da due giorni. La sua detenzione era ancora da confermare dal momento che il giudice durante l’udienza di convalida di giovedì scorso si era riservato di decidere se tenerlo agli arresti o se liberarlo.
L’interno di un carcere, immagine di repertorio.
Il ragazzo era stato fermato il giorno prima per il furto di un paio di cuffie bluetooth. Era detenuto nel padiglione B della sezione ‘nuovi arrivi’ del carcere Lorusso e Cutugno.
Alle 7:30 del mattino gli operatori carcerari hanno fatto il loro consueto giro. Subito dopo il ragazzo si è tolto la vita impiccandosi.
I soccorsi sono scattati quasi subito. Una guardia carceraria ha sfruttato la sua esperienza come volontario della Croce Rossa e ha provato a lungo a rianimare il giovane, il quale ormai purtroppo era già spirato.
Mercoledì scorso dopo l’arresto il ragazzo si era chiuso nel mutismo e in carcere era stato registrato come ‘sconosciuto’. Solo il giorno dopo, durante l’udienza di convalida, aveva rivelato le sue generalità e aveva detto di provenire dal Gambia e di avere 36 anni.
Il giudice si era riservato di decidere la convalida dell’arresto e nell’attesa il ragazzo era stato riportato in carcere. Riportato nella sezione ‘nuovi arrivi’, il giovane si è ritrovato da solo perché un altro detenuto aveva chiesto e ottenuto di essere trasferito per stare con un suo connazionale.
Lo sfogo della direttrice del carcere
‘La Repubblica’ riporta uno sfogo di Cosima Buccoliero, direttrice del carcere Lorusso e Cutugno: “Sono sconfortata. Il detenuto era appena arrivato, la visita all’ingresso non aveva rilevato criticità: non c’è stato neanche il tempo di accorgersi di qualche problema e di intervenire”.
È il 72esimo suicidio in carcere
Mauro Palma, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha espresso la sua “grave preoccupazione”.
“Non è solo il numero delle vite interrotte a destare allarme, mai così alto, con 72 decessi per suicidio in dieci mesi, di cui due nella giornata di ieri – scrive Palma in una nota – ma anche il fatto che questi eventi spesso riguardano persone ristrette per reati di lieve entità e quindi con pene brevi o brevissime. Persone spesso fragili sulle quali il carcere può avere un impatto ancora più duro”.