Strage di Erba, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Analisi criminologica di un eccidio unico nella storia d'Italia
La ricostruzione criminologica della strage di Erba, eccidio unico nella storia d'Italia per il quale sono stati condannati Olindo Romano e Rosa Bazzi
Sembrerà fortemente anomalo ma anche le stragi, al di là della loro intrinseca carica distruttiva e pluriomicida, possono avere una sorta di scala di intensità criminale. Ciò dipende da una serie di fattori sia legati alla psico-crimino-dinamica dell’autore o degli autori, sia in stretta correlazione con la criminalistica, vale a dire le modalità esecutive con cui l’eccidio viene perpetrato.
La strage di Erba è una delle più brutali e terrificanti mai commesse in Italia in tutta la sua storia nazionale. Sotto certi aspetti, unica per la tragica futilità dei motivi, l’estrema ferocia con la quale è stata commessa, i connotati degli autori (marito e moglie).
- Quando e come è avvenuta la strage di Erba
- Chi sono le vittime?
- I primi sospetti
- Approfondimenti investigativi
- Iter giudiziario
- Il tragico valzer delle ritrattazioni
- Il profilo criminologico della coppia
- Cenni di criminalistica
Quando e come è avvenuta la strage di Erba
È la sera dell’11 dicembre 2006. Orientativamente intorno alle 20-20.30. A Erba in provincia di Como. In un condominio di via Armando Diaz, in pochi minuti, si scatena l’inferno.
Casa di via Diaz a Erba, teatro della Strage di Erba
Una coppia di assassini costituita da due coniugi, Olindo Romano e Rosa Bazzi, rispettivamente di 44 e 43 anni, in un lasso di tempo estremamente breve (circa mezz’ora) aggrediscono, con furia selvaggia, parossistica e criminale, diversi condomini, uccidendone quattro e ferendone gravemente un quinto. Fra questi, una donna anziana e un bambino di soli 2 anni.
Poche volte le statistiche criminali annoverano un eccidio del genere, se si escludono le sconvolgenti stragi messe in atto dalle cosche della criminalità organizzata. Al di là dell’elevato numero delle vittime, ciò che colpisce è l’efferatezza con la quale viene commessa, dal momento che i due omicidi uccidono con spranghe e coltelli. Alla fine, al culmine di una violenza stragista senza pari, di tipo pantoplastico (cioè di distruzione totale), incendiano anche l’appartamento. È qualcosa di mostruoso. Senza precedenti, almeno negli ultimi decenni.
I due coniugi assassini, compiuto il tremendo eccidio, ritornano a casa, come se nulla fosse successo e riprendono le loro incombenze, con la solita tranquillità di sempre. Come se nulla fosse accaduto. Eppure, alle loro spalle, hanno lasciato un’ecatombe.
Chi sono le vittime?
A cadere, per prima, sotto i colpi brutali e feroci della coppia di assassini sono: Raffaella Castagna, 30 anni, colpita reiteratamente con micidiali assalti portati mediante una spranga, accoltellata ben 12 volte e alla fine sgozzata.
Probabilmente, si tratta del bersaglio principale della coppia criminale, contro la quale si indirizza per prima e in modo particolarmente efferato, la violenza. Successivamente, viene uccisa Paola Galli, di anni 80 (madre di Raffaella), anche lei attinta da diverse coltellate e colpi di spranga. Poi, è la volta del piccolo Youssef Marzouk, di anni 2, figlio di Angela, che, nonostante la sua tenera età, viene soppresso con modalità similari e muore dissanguato. Dopo poco muore, Valeria Cherubini, di anni 55, una vicina di casa, che era intervenuta per soccorrere le vittime intrappolate dal fuoco (nel frattempo appiccato dai coniugi), colpita da 34 coltellate e 8 sprangate, poi soffocata dal fumo.
Le quattro vittime adulte della Strage di Erba: Raffella Castagna, Paola Galli, Mario Frigerio e sua moglie Valeria Cherubini
Il ferito è invece Mario Frigerio, marito della Cherubini, colpito violentemente alla gola con una coltellata e creduto morto dai due criminali. Fortunatamente, scamperà alla furia selvaggia dell’azione stragista. È un eccidio che sciocca l’intera Nazione.
Mario Frigerio, ferito nella strage di Erba.
I primi sospetti
Sin da subito le attenzioni degli inquirenti si focalizzano su una coppia di vicini di casa: i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. In effetti, il loro comportamento è anomalo: fortemente anomalo.
Nonostante una spaventosa mattanza umana si sia consumata nel contesto abitativo dove vivono, sembrano completamente disinteressati al tragico eccidio. Continuano a condurre una vita normale, con atteggiamento distaccato, ostentando calma e tranquillità. Già questo atteggiamento, di per sé, allerta gli investigatori.
Tuttavia, c’è qualcosa – di molto più concreto del comportamento – che li precipita a pieno titolo nel girone dei sospettati: entrambi presentano ferite alle mani e l’uomo anche all’avambraccio. Sono degli indizi pesanti come un macigno, che gravano su di loro e che spingono gli organi inquirenti a sospettarli e a sottoporli ad interrogatori e accertamenti vari.
Vengono effettuati dei rilievi scientifici, nell’auto dell’uomo, da parte dei RIS e questi ultimi appurano che su un bordo dell’abitacolo, dal lato del guidatore, c’è una traccia ematica. Isolata, repertata ed analizzata, grazie alle analisi di genetica forense si accerta che proviene da una delle vittime: Valeria Cherubini. Il giorno 8 gennaio 2007 la coppia viene arrestata.
Approfondimenti investigativi
Effettuati gli approfondimenti del caso, si scopre che la coppia era completamente assorbita da anni, in una sorta di guerra contro tutto il vicinato, con episodi di aggressioni fisiche e verbali continue e reiterate (soprattutto contro Raffaella Castagna e la sua famiglia), con inevitabili strascichi giudiziari in sede civile e penale.
Addirittura, c’era già stata da parte dei coniugi una violenta aggressione contro la donna. Pertanto – secondo gli inquirenti – la strage era stata l’apoteosi delittuosa di un lungo iter conflittuale, intriso di odio e di violenza da parte dei coniugi.
Messi alle strette, i due confessano: è il 10 gennaio 2007. Tutta l’Italia è sgomenta e allibita.
Il momento dell’arresto di Olindo Romano
Iter giudiziario
Il 12 ottobre 2007 i due sono rinviati a giudizio dal GUP. Il processo di primo grado si apre il 29 gennaio 2008 davanti alla Corte di Assise di Como.
La coppia criminale sembra completamente estranea a quello che succede, quasi avulsa dalla realtà. L’atteggiamento dei coniugi, anche in tribunale, è del tutto fuori contesto. I due sono sempre ilari, giocosi, allegri. A volte, si lasciano andare perfino a tenere effusioni, come dei fidanzatini adolescenti. Sembra quasi che il processo che si svolge – che li vede imputati di crimini gravissimi commessi con modalità efferate – non li riguardi. L’opinione pubblica è sempre più incredula.
Il 26 novembre 2008 la Corte di Assise condanna i coniugi alla pena dell’ergastolo, con l’isolamento diurno per tre anni.
Successivamente, tale verdetto viene confermato dalla Corte di Assise d’Appello di Milano il 20 aprile 2010. Infine, la parola definitiva viene sancita dalla Suprema Corte di Cassazione che, rigettando i ricorsi dei coniugi, conferma la sentenza.
È il 3 maggio 2011. Per la Giustizia italiana, i criminali autori del terrificante massacro di Erba sono i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Il tragico valzer delle ritrattazioni
Senza entrare nei dettagli – che condurrebbe a un non certo apprezzabile allontanamento dalla trama di fondo della disamina – va menzionato che durante tutti questi anni, sia in sede giudiziaria che extra-giudiziaria, la coppia ha dato vita a un tragico valzer di dichiarazioni, smentite, confessioni, ritrattazioni e istanze di revisione processuale (sia in sede nazionale che sovranazionale), finora senza esito.
In diverse circostanze hanno cambiato versioni, atteggiamenti, hanno aggiunto particolari, ne hanno tolti altri. A ciò si aggiunge anche che la vicenda, estremamente mediatica, ha coinvolto ulteriori soggetti intervenuti nel dibattito che ne hanno sostenuto a volte la colpevolezza a volte l’innocenza. Tutto ciò alimentando il polverone giudiziario, finendo (spesso del tutto involontariamente) ad alimentare polemiche e incertezze.
Il programma tv “Matrix”, mandò in onda un video nel quale Rosa Bazzi raccontava tutti i dettagli della Strage di Erba
Il profilo criminologico della coppia
Preliminarmente va precisato che in Criminologia, quando ci si trova al cospetto di due soggetti criminali che agiscono insieme (dello stesso sesso o di genere diverso) si parla in genere di coppie criminali. Tuttavia, al loro interno c’è una differenza.
Esistono veri e propri sodalizi stabili e duraturi, strutturati nel tempo e che agiscono per anni, compiendo crimini di varia entità: sono le “vere coppie criminali”. Al contrario, quando il connubio non è stabile e duraturo, manca di strutturazione, ma è occasionale, si parla di semplice “associazionismo criminale”. Un esempio della prima categoria può essere quello di una coppia di rapinatori seriali; un esempio del secondo una coppia di evasi.
Per quanto concerne la tipologia dei coniugi Romano-Bazzi si riscontrano plasticamente gli elementi caratterizzanti una vera e propria coppia criminale. In ogni contesto del genere esiste un soggetto dominante e un soggetto dominato, con dei ruoli asimmetrici e di succubanza/dominio. Fra i coniugi in questione quasi sicuramente l’”individuo alfa” (il soggetto dominante) è Olindo.
Questi soggetti, già a livello di struttura psicologica, violenti, inclini alla rabbia, facili a esplosioni incontrollate di ira anche di tipo omicidiario, fino agli estremi della strage, uniti diventano ancora più temibili e pericolosi, raddoppiando il loro potenziale criminogeno. La loro personalità è intrisa di marcata sociopatia con profonda anaffettività, tendenza al dominio, alla manipolazione, gesti teatrali e soprattutto totale mancanza di rimorso e di coscienza. Le loro vittime vengono private dei connotati umani, considerate nella loro psiche come deumanizzate.
Sovente questi criminali corroborano la loro personalità già abnorme e morbosa influenzandosi a vicenda, fattore questo che potenzia all’infinito la loro distruttività. Conseguentemente, non esitano a uccidere – con modalità particolarmente brutali – tutti coloro che hanno la sventura di essere considerati, nelle loro dinamiche intrapsichiche alterate, nemici.
In molti casi (come quello oggetto della presente disamina) estendono la loro furia stragista anche a parenti e vicini (talvolta anche ad animali di compagnia).
L’acme del parossismo violento si riscontra, quando al culmine dell’azione omicidiaria/stragista incendiano l’abitazione e i cadaveri, volendo distruggere e annichilire ogni traccia e presenza dei bersagli de umanizzati, odiati per anni. È quella la reale motivazione inconscia del fuoco distruttore. Dopodiché, a causa della loro sociopatia estrema, sono in grado di tornare alle loro faccende domestiche e alla loro vita quotidiana, come se niente fosse successo.
Cenni di criminalistica
È opportuno, al riguardo, effettuare anche dei brevi cenni di criminalistica, in riferimento alle armi utilizzate per la commissione dell’agghiacciante eccidio.
Com’è noto, la coppia criminale ha utilizzato delle armi improprie quali spranghe e coltelli. Tali particolarissimi, nonché estremamente letali, strumenti, sono fra quelli maggiormente utilizzati dalle coppie criminali in questione. Ciò per due ordini di motivi. Il primo, minoritario, in quanto di più agevole reperibilità nella strage che spesso è estemporanea (tecnicamente definita spontaneus mass murderer); il secondo, maggioritario, dal momento che tali brutali e micidiali arnesi sono maggiormente consentanei alla loro peculiare psico-criminodinamica di offender, consentendogli di agire con maggiore e più intensa brutalità, esprimendo in tal modo tutta la loro ferocia selvaggia di cui sono portatori.
È da evidenziare, inoltre, come analizzando il loro modus operandi, si evinca chiaramente che i colpi vengono tutti portati esclusivamente al capo, al chiaro intento di raggiungere il loro obiettivo che è quello di uccidere senza margini di errori.
Elemento espressivo di un inequivocabile animus necandi (ossia intenzione/volontà di uccidere la vittima).
FAQ
11 dicembre 2006
4 (Raffaella Castagna, sua padre Paola Galli, il piccolo Youssef Marzouk e Valeria Cherubini)
Spranghe e coltelli. La casa è stata poi data alle fiamme