Strage di Ardea, nuove rivelazioni sul killer: parla la madre
La madre di Andrea Pignani ha riferito agli inquirenti i disagi psichici del figlio, già noti dalla famiglia e dalle autorità sanitarie
Emergono nuovi inquietanti dettagli sul massacro avvenuto a Marina di Ardea, in provincia di Roma. La tragedia compiuta da Andrea Pignani, l’uomo che ha aperto il fuoco contro un anziano e due bambini, uccidendoli e togliendosi poi la vita, forse sarebbe potuta essere evitata.
È il dubbio che arriva con la scoperta della consulenza psichiatrica effettuata sull’uomo per uno “stato di agitazione psicomotoria” l’11 maggio 2020 al pronto soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia e con il racconto della madre del killer.
Ardea, la consulenza psichiatrica al killer un anno prima del triplice omicidio
La cartella clinica è emersa dagli accertamenti effettuati dai Carabinieri e dalla Procura di Velletri, come riporta l’Ansa. Secondo quanto ricostruito, l’uomo sarebbe stato accompagnato “volontariamente” da un’ambulanza dopo una lite con la madre.
Andrea Pignani, viene chiarito nei documenti sanitari del killer suicida, non era in cura per patologie “di carattere psichiatrico“, e forse non sarebbe stato possibile prevedere un atto di violenza come quello avvenuto la mattina di domenica 13 giugno.
Il 34enne era uscito di casa intorno alle 11 con felpa, zaino e guanti. Con la pistola in mano aveva percorso le strade del comprensorio di Colle Romito, per poi puntare l’arma contro le prime persone che si sono messe sulla sua strada.
I malcapitati sono stati i fratellini David e Daniel Fusinato, di 5 e 10 anni, a cui avrebbe sparato due colpi. Poi Salvatore Ranieri, pensionato di 74 anni che passava in bicicletta. Dopo aver compiuto il triplice omicidio, è tornato a casa, dove si è barricato.
Ardea, il killer si faceva chiamare Hyde sul web: il racconto della madre
La mamma del killer, Rita Rossetti, ha raccontato di averlo visto “rientrare in casa con la pistola, era trafelato e confuso, il viso tirato. Ho capito subito che aveva combinato qualcosa di molto brutto e sono uscita fuori”. Lo riporta Il Messaggero.
La 64enne avrebbe così raccontato al Gis, il Gruppo intervento speciale dei Carabinieri, che il figlio da tempo “si comportava come un estraneo“. Sui social si faceva chiamare Hyde, come l’alter ego malvagio del Dottor Jekyll di Robert Louis Stevenson.
“Da circa un anno viveva pressoché autonomamente nel piano superiore e nella mansarda di casa”. Quando aveva bisogno di comprare qualcosa “lo faceva ordinando su internet“.
Andrea Pignani “soffriva di manie di persecuzione. Si sentiva osservato, seguito. Era convinto che tutto il mondo ce l’avesse con lui, compresi noi genitori e la sorella. Diceva che ci eravamo tutti coalizzati contro di lui, anche i colleghi dell’ufficio di consulenza in cui lavorava”.
“Ci incolpava di tutto, anche di rivelare suoi presunti segreti a terze persone. Aveva preteso che togliessimo tutte le sue foto che erano in casa e ha voluto cancellarle pure dai social e da tutti i nostri telefonini. L’unico essere a cui era rimasto affezionato era il suo cagnolino”, avrebbe riferito ancora la donna.
La famiglia era dunque al corrente delle condizioni psichiche dell’uomo. Come anche il padre Stefano, ex guardia giurata, venuto a mancare lo scorso novembre. Era sua la pistola 7,65 con cui il figlio ha ucciso tre persone.
L’11 maggio 2020, il giorno in cui era stato portato al pronto soccorso di Ariccia, il 34enne aveva minacciato la madre con un coltello, ed era stato necessario l’intervento dei Carabinieri per calmarlo.
Dopo la consulenza psichiatrica era stato riaffidato alla famiglia come “paziente urgente-differibile che necessita di un trattamento non immediato“.
Ma ormai Andrea Pignani “si era completamente estraniato, non comunicava e non ci ascoltava”. E soprattutto “non accettava alcun aiuto“. Difficile non pensare a cosa sarebbe potuto succedere se lo avesse ricevuto per tempo.