Stop alla fornitura di gas russo, cosa succederebbe in Italia: le conseguenze per le imprese e i cittadini
Putin ha interrotto i commerci con Polonia e la Bulgaria perché non hanno pagato in rubli: come reagirebbe il governo di Mario Draghi
Stop alla fornitura di gas russo per la Polonia e la Bulgaria: lo ha annunciato Gazprom. Non farà più affari con i due Paesi a partire dalle 8 del mattino di mercoledì 27 aprile.
La compagnia polacca PGNiG non ha pagato le consegne di gas russo secondo la nuova procedura che prevede la conversione obbligatoria in rubli e, in seguito a ciò, la Russia ha deciso di prendere provvedimenti.
Ci si chiede a questo punto se un simile trattamento sarà riservato anche all’Italia e quali sono i rischi per l’economia del nostro Paese: ecco cosa possiamo ipotizzare.
Stop alla fornitura di gas russo, cosa succederebbe all’Italia: in cosa consiste il piano di razionamento del governo
Quelli acquistati dall’Italia da Gazprom sono 28 miliardi di metri cubi annuali di gas naturale. Si tratta di quasi il 40% del fabbisogno totale del nostro Paese. Significherebbe che i cittadini dovrebbero immediatamente subire un razionamento dei consumi e così le imprese. Il piano è già stato messo a punto dal governo, ma è naturalmente rimasto nel cassetto.
In realtà le conseguenze di un’interruzione, fa notare Luca Pagni su La Repubblica, si avvertirebbero soltanto tra qualche mese e, nello specifico, in autunno. A essere messe in crisi sul momento sarebbero infatti le operazioni di riempimento degli stoccaggi, quindi le riserve strategiche.
Per la Ue vanno portate al 90% entro il 31 ottobre. Invece non possono scendere oltre l’attuale 38%. Significherebbe sostituire la materia prima proveniente dalla Russia con quella di altri fornitori.
Il logo di Gazprom.
Stop alla fornitura di gas russo, cosa succederebbe all’Italia: quali sarebbero le conseguenze immediate
Qualche conseguenza immediata ci potrebbe essere, con l’avvicinarsi dell’estate, per quanto riguarda l’uso dei condizionatori con l’introduzione di temperature minime consentite.
Le sei centrali di carbone ancora attive in Italia inoltre potrebbero funzionare a regime più sostenuto, in modo da destinare il surplus di produzione di energia elettrica al comparto industriale del nostro Paese.
Stop alla fornitura di gas russo, cosa succederebbe alle imprese e da chi prendere il gas venuto meno dalla Russia
Gli stabilimenti che, per funzionare, impiegano maggiori quantità di energia elettrica potrebbero essere chiamati a funzionare solo in alcune ore del giorno, sospendendo le attività per parte della giornata.
Il piano di razionamento che scatterebbe in autunno non può però rappresentare la norma. Ecco perché, senza il gas russo, dovranno per forza di cose scattare maggiori forniture da altri paesi, come Azerbajian e Algeria.