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Spiavano cittadini ignari, poi vendevano su internet dirette da camere da letto e bagni per 20 euro

L'obiettivo dei criminali era quello di ottenere l'accesso a quanto avveniva in luoghi molto intimi, il tutto finiva su Telegram o VKontakte

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Hanno violato, in maniera del tutto illegale, sistemi privati di video sorveglianza, per mezzo di intrusioni di tipo informatico. Sono finiti nei guai, per questo, due gruppi di criminali, che spiavano cittadini completamente ignari del fatto di essere osservati.

Accesso ai sistemi di video sorveglianza privati, i fatti

I sistemi di video sorveglianza erano stati installati in case e piscine (negli spogliatoi), studi professionistici e inoltre palestre e alberghi: si trattava naturalmente di spazi privati, ma questo non ha fermato i criminali che, tramite infiltrazioni di tipo informatico, sono riusciti ad acquisire immagini e registrazioni alle quali non avrebbero dovuto avere nessun tipo di accesso.

La vicenda è stata messa in luce dalla Polizia Postale della polizia di Milano, che è pervenuta, grazie alle indagini, ai nomi e ai cognomi dei responsabili della violazione, sgominando i due gruppi di criminali.

Spiavano cittadini ignari, perquisizioni e sequestri

Grazie anche al coordinamento della Procura della Repubblica di Milano e del Servizio Polizia Postale di Roma, sono state disposti perquisizioni e sequestri. A essere perquisiti sono state abitazioni ma anche materiale di tipo tecnologico, contenente informazioni potenzialmente indispensabili all’individuazione dei responsabili. Di conseguenza il materiale di tipo informatico è stato requisito dalle forze dell’ordine. Le operazioni hanno interessato 10 città.

L’operazione, di portata quindi nazionale, è stata denominata “Rear Window” (il nome è quello del celebre film di Alfred Hitchcock, in italiano “La Finestra sul Cortile”).

Cittadini registrati durante atti sessuali o di auto erotismo, come funzionava il sistema

Nello specifico, i criminali tentavano di individuare, tramite il web, impianti di video sorveglianza connessi a internet, quindi, con un attacco hacker, rubavano le password delle telecamere di videosorveglianza, alle quali a questo punto era possibile accedere.

Ciò che i criminali tentavano di ottenere, era un occhio su luoghi particolarmente “intimi“, ad esempio camere da letto o bagni, in modo da ottenere registrazioni di rapporti sessuali o atti di autoerotismo.

Il tutto finiva online tramite VKontakte (un social network) e Telegram. Lo smercio di tale materiale garantiva ai criminali proventi illeciti, che venivano reinvestiti nell’acquisto di software sempre più sofisticati.

La “tariffa” prevedeva l’accesso a “dirette” dai luoghi privati dietro il pagamento di una cifra pari a 20 euro.

hacker pc Fonte foto: ANSA
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