Sopravvissuta all'attacco dell'Isis a Bruxelles, muore per eutanasia a 23 anni: "Depressa per il trauma"
Shanti De Corte ha scelto di morire a 23 anni. Nel 2016 era stata testimone dell'attacco Isis a Bruxelles ed era caduta nel vortice della depressione
Shanti De Corte sentiva addosso la colpa di essere sopravvissuta all’attacco terroristico dell’Isis a Bruxelles, per questo da quel giorno la sua vita non era più la stessa. Dopo aver tentato il suicidio, ha scelto di morire per eutanasia a 23 anni.
- Sopravvissuta all'Isis, muore per eutanasia a 23 anni
- L'ultimo messaggio di Shanti De Corte
- La protesta della famiglia contro un'emittente
- La condanna di neurologo: "Eutanasia si poteva evitare"
Sopravvissuta all’Isis, muore per eutanasia a 23 anni
Il 22 marzo 2016 Shanti De Corte si trovava all’aeroporto di Bruxelles insieme ai suoi 90 compagni di scuola pronti per partire per Roma per una gita scolastica.
Mentre gli studenti si incolonnavano dietro i docenti per accedere agli imbarchi, alle 8 del mattino i terroristi si fecero saltare in aria e Shanti, che in quel tempo aveva 17 anni, vide la morte in faccia.
Shanti De Corte non sopportava più il peso di essere sopravvissuta all’Isis dopo gli attentati di Bruxelles nel 2016
Da quel giorno la sua vita non fu più la stessa e la ragazza cadde in un vortice di depressione che la spinse a tentare il suicidio nel 2018 e nel 2020, ormai indifesa da quel trauma che la divorava dall’interno.
Per questo Shanti De Corte scelse una morte dignitosa tramite eutanasia con la mediazione di un’associazione, dal momento che in Belgio la pratica è consentita quando si presentano particolari condizioni fisiche o psichiche insormontabili.
La sua richiesta era stata approvata all’inizio del 2022 da due neuropsichiatri.
La ragazza si è spenta a 23 anni il 7 maggio 2022 con il suicidio assistito.
L’ultimo messaggio di Shanti De Corte
Come riporta ‘Il Messaggero’, prima di morire Shanti De Corte ha pubblicato un ultimo post su Facebook – con la privacy riservata ai contatti – in cui ha dedicato al mondo il estremo saluto.
Le sue parole: “È stata una vita di risate e lacrime, fino all’ultimo giorno. Ho amato e mi è stato concesso di sapere cos’è il vero amore. Me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate”.
La protesta della famiglia contro un’emittente
Il caso è ritornato agli onori della cronaca a seguito di un servizio trasmesso dalla rete belga ‘Rtbf’ nel corso del programma ‘Investigation’.
Nel servizio, l’emittente ha ricostruito la vicenda di Shanti De Corte e la famiglia ha contestato la messa in onda con una nota.
Il comunicato: “La famiglia ha delle riserve sul rispetto della deontologia e dell’etica. Inoltre, la relazione contiene diversi errori fondamentali. I parenti di questa vittima degli attentati chiedono che venga rispettata la loro privacy e tranquillità”.
Gli autori di ‘Rtbf’ hanno risposto alla contestazione: “Siamo ovviamente rispettosi della posizione della famiglia e comprendiamo che parlare della loro storia è delicato. Tuttavia, il nostro team ha cercato più volte di contattarli per intervistarli e ascoltare la loro storia, ma non ha mai ricevuto risposta“.
Ancora, gli autori specificano che l’intento del servizio è stato quello di raccontare tutte le conseguenze dell’attentato terroristico.
La condanna di neurologo: “Eutanasia si poteva evitare”
A proposito della rete ‘Rbtf’, durante il programma ‘Investigation’ andato in onda mercoledì 5 ottobre si è parlato anche di Paul Deltenre, neurologo dell’ospedale universitario Brugmann.
Lo specialista ha contestato l’approvazione della richiesta di suicidio assistito, sostenendo che alla 23enne erano state offerte differenti possibilità di cura per guarire dal forte stato depressivo in cui si trovava.
In un primo momento la Procura di Anversa aveva aperto un fascicolo, per poi archiviarlo con la conclusione che il protocollo per l’eutanasia era stato rispettato.
L’attentato kamikaze dell’Isis a Bruxelles del 2016 costò la vita a 35 persone. Una minaccia ancora viva e che di poco subisce l’ombra della guerra in Ucraina: in Germania gli inquirenti indagano sui legami con il terrorismo islamico a seguito dell’attentato di settembre.