Siracusa, il Fisco chiede 11 mila euro a un bambino di 3 anni: scoperte 25mila "cartelle pazze"
La Guardia di Finanza ha scoperto 25 mila pratiche "irregolari": danno erariale di oltre 6,5 milioni di euro
“Cartelle pazze” a Lucca. Addirittura il fisco ha chiesto 11mila euro a un bimbo di tre anni. Peccato che quel debito facesse fede al periodo che va dal 2015 al 2019, quando il piccolo manco era nato. I genitori del bimbo si sono rivolti al commercialista che li ha appunto informati che non erano loro i ‘bersagli’ della cartella esattoriale, bensì il loro figlio. Evidentemente qualcosa non ha funzionato.
- Siracusa, il danno delle "cartelle pazze"
- Le indagini sulle "cartelle pazze"
- Così è stato creato un buco di milioni di euro nelle casse comunali
Siracusa, il danno delle “cartelle pazze”
L’episodio del bimbo di tre anni altro non è che la punta dell’iceberg di un sistema che non ha funzionato, come scoperto dagli inquirenti che si sono interessati al caso. Per comprendere cosa fosse successo, i genitori del bimbo hanno provato a contattare la società, con sede in provincia di Lucca, incaricata dal Comune di Pachino (Siracusa) – in cui vive la famiglia vittima dell’episodio – della riscossione delle imposte. Silenzio, il telefono ha squillato a vuoto.
Così i genitori del presunto piccolo evasore si sono affidati alla Guardia di Finanza che, intanto, aveva collezionato decine di esposti di cittadini con contenziosi tributari aperti con l’azienda toscana.
Le indagini sulle “cartelle pazze”
Ci sono voluti mesi di indagini per scoprire che in circolazione sono state messe oltre 25mila “cartelle pazze”, per un danno erariale per il Comune in provincia di Siracusa che ammonta a più di 6,5 milioni di euro.
Si è scoperto che la società, che per contratto avrebbe dovuto servirsi di personale e una sede, in realtà non aveva né impiegati né strumenti idonei a svolgere il lavoro commissionatole.
Tutto ciò ha dato il via a una catena di sbagli, come quello del bimbo evasore, che hanno portato alla notifica di cartelle fuori termine e prescrizioni che sarebbero state all’ordine del giorno. Il problema più grosso lo ha avuto il Comune che non ha incassato i crediti.
Così è stato creato un buco di milioni di euro nelle casse comunali
Gli uomini dell’Arma della Tenenza di Pachino che hanno scandagliato per gli anni 2014-2019 le procedure adottate per la gestione dei tributi locali (Imu-Tasi-Tari), hanno così capito che “numerosi avvisi di accertamento” erano “decaduti per i termini di notifica”. Si è dunque “generato un mancato introito nelle casse pubbliche per diversi milioni di euro”.
Sarebbe venuto a galla che la società esterna affidataria del servizio di supporto all’ufficio tributi avrebbe “prodotto numerosi atti di accertamento esecutivi per diversi milioni di euro, successivamente oggetto di annullamento o rettifica, riportanti debiti tributari inesistenti o eccedenti l’importo dovuto”.
La vicenda ha portato alla denuncia per abuso d’ufficio e falsità ideologiche il funzionario comunale che avrebbe dovuto accertarsi del lavoro svolto dalla società e che, invece, ne ha fittiziamente attestato la regolarità dell’operato.
Denunciato per inadempimento e frode nelle pubbliche forniture anche il titolare dell’attività affidataria della riscossione. L’impiegato e altri 14 dipendenti dell’ente, inoltre, sono stati segnalati alla Corte dei Conti per il danno erariale subito dal Comune.