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Sintomi virus influenza australiana, perché i bambini sono più a rischio e chi può fare il vaccino

Influenza australiana, virus e sintomi: perché si teme che i piccini siano più a rischio di essere colpiti

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Ci si appresta ad affrontare l’ondata di influenza australiana. Si prevede che la curva di incidenza comincerà a salire a fine novembre. Le Regioni hanno iniziato a vaccinare da un mese. Nel frattempo sono già stati rilevati i primi casi e i sintomi sviluppati da chi è stato colpito dal virus.

Influenza australiana, i bimbi potrebbero essere più a rischio

L’influenza australiana è stata rilevata in Italia per la prima volta all’inizio di ottobre dal laboratorio dell’azienda ospedaliera di Novara. A spiegare lo scenario attuale ci ha pensato Gianni Rezza, infettivologo epidemiologo del San Raffaele.

L’esperto ha ricordato che lo scorso anno è circolato molto l’H1N1, sottotipo dell’influenza A. Oltre 10 milioni i casi segnalati. “La stagione è stata quindi pesante – ha sottolineato Rezza, come riportato da La Repubblica -. Se si guarda cosa è successo in Australia, quest’anno ha circolato soprattutto l’H3N2, altro sottotipo della A e i contagiati sono stati tanti”.

Alla luce di ciò, si teme che nelle prossime settimane il virus possa diffondersi massicciamente. Ed i piccini potrebbero essere più colpiti rispetto agli adulti.

“L’H3N2 – ha spiegato sempre Rezza – potrebbe trovare ampia suscettibilità tra i bambini, che non sono stati esposti negli anni precedenti. Da loro potrebbe poi diffondersi agli adulti”. L’infettivologo ha evidenziato che “in Italia è stato isolato anche l’H1N1, quindi bisogna aspettare per capire chi prevarrà”.

Virus e sintomi

Per quel che riguarda i sintomi, Rezza ha riferito che quelli causati dai vari sottotipi dell’influenza A non sono facili da distinguere. Senza dubbio chi viene colpito può avere febbre alta preceduta dai brividi, mal di testa e male alle ossa.

“Certo – ha aggiunto l’epidemiologo -, possono esserci rari casi di complicanze, soprattutto nei fragili, prima di tutto quelle alle basse vie respiratorie, come le polmoniti. Si sono viste in passato, anche con l’H1N1, miocarditi e encefaliti, problemi cioè al cuore e al cervello”.

H3N2 ha inoltre una particolare caratteristica. Quale? Tende a mutare maggiormente e ciò può innescare problemi di risposta ai vaccini. “Detto questo, dobbiamo ancora capire se sarà predominante, anche se c’è una tendenza diffusa a ritenere che sarà il sottotipo più diffuso”, ha concluso Rezza.

Influenza e vaccinazione

Come ogni anno, si suggerisce di procedere con la vaccinazione ai fragili, alle persone sopra i 60 anni, ai bambini a partire dai 6 mesi e a tutti coloro che hanno patologie cardiache, respiratorie, oncologiche, neurologiche e altre forme di malattie importanti.

Il vaccino contro l’influenza è consigliato anche agli operatori sanitari. Il ministero alla Salute invita a somministrare contemporaneamente  l’anti influenzale e l’anti Covid.

Fonte foto: iStock

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