Silvia Romano, ritardi per intascare soldi: l'ipotesi de Le Iene
Le Iene sollevano dubbi sull'operazione di salvataggio e liberazione di Silvia Romano: sarebbero spesi soldi inutilmente, con gravi ritardi
Le Iene tornano a parlare del rapimento di Silvia Romano. L’inviato Matteo Viviani ha raccontato su Italia 1 un retroscena sulla vicenda della giovane volontaria milanese, prigioniera tra il Kenya e la Somalia per 535 giorni. L’inchiesta della Iena è iniziata con un’intervista a Stefano Saraceni, contattato il giorno dopo del sequestro da un “funzionario” incaricato di trattare per la liberazione della ragazza.
Silvia Romano aveva un microchip? Il dubbio di un collaboratore
Silvia Romano, secondo quanto raccontato dal “funzionario” a Stefano Saraceni, avrebbe avuto un gps inserito all’interno di un orecchino dalla ong per cui lavorava. Il microchip sarebbe stato facilmente monitorabile da un sistema satellitare, chiamato Telespazio, posseduto anche dall’intelligence italiana.
Silvia Romano, taglia aumentata a un passo dalla liberazione
Il 24 novembre 2018, a 96 ore dal rapimento della volontaria, il contatto de Le Iene incontra il “funzionario” e un capitano del Ros dei Carabinieri, il reparto operativo che si occupa di criminalità organizzata e terrorismo. Lo stesso giorno la polizia keniota pubblica le foto dei tre ricercati per il sequestro di Silvia Romano, con una taglia di 1 milione di scellini a testa.
Nei giorni seguenti, con l’arrivo dei Ros in Kenya, la taglia è aumentata a 3 milioni. “Sono stato costretto ad accettare le idee di altre persone. Altri brillanti consiglieri hanno ritenuto opportuno aumentare le taglie a 3 milioni. In questi casi obbedisco”, avrebbe dichiarato il “funzionario” a Stefano Saraceni, lasciando intuire che l’aumento sarebbe stato stabilito dall’Italia.
Silvia Romano, la misteriosa identità del “funzionario” de Le Iene
Oltre al Ros, sarebbero intervenuti anche i servizi segreti italiani dell’Aise, che si occupano di ricercercare ed elaborare informazioni per difendere l’indipendenza, l’integrità e la sicurezza della Repubblica dalle minacce provenienti dall’estero.
Il funzionario, spiegano Le Iene, avrebbe sottolineato di non far parte né del Ros né dei servizi segreti, ma essere un “ufficiale pagatore” del riscatto. Si sarebbe inoltre mostrato molto critico con le scelte fatte dai vertici, e convinto che, pagando a basso costo le informazioni, con i contatti di Stefano Saraceni si sarebbe arrivati in poco tempo a Silvia Romano.
Il dubbio del funzionario è che i tanti soldi investiti per liberare la ragazza servano in realtà ad altri scopi: “Come già capitato in altre circostanze non escludo che qualcuno se ne torna a pancia piena”. Gli interessi economici di qualche italiano avrebbero quindi influito sul salvataggio della cooperante sequestrata.
Silvia Romano, i ritardi sulla liberazione della volontaria italiana
Il 4 dicembre 2018 “la ragazza sta in buone mani“, come avrebbe affermato il funzionario, facendo riferimento probabilmente a un contatto con i rapitori e dichiarando di avere tutto sotto controllo. Tuttavia “non le abbiamo provate tutte“, avrebbe dichiarato ancora, facendo allusione al fatto di avere in qualche modo le mani legate, per poi inviare una email a Stefano Saraceni.
“Esco adesso da una riunione ai limiti della diplomazia, così come si usa dire, la Notte dei lunghi coltelli. Ritengo corretto e doveroso aggiornarti su quanto è scaturito da questo incontro (…). Vista la situazione che si è venuta a creare su richiesta del ***** e di qualche suo collega, pur di evitare imbarazzanti situazioni. Ho convenuto una collaborazione con Aise”, rispetto a cui il funzionario aveva lavorato in maniera indipendente fino a quel momento.
Stefano Saraceni continua a raccogliere informazioni attraverso i propri contatti in Africa, venendo a conoscenza del fatto che Silvia Romano era stata rapata e aveva una gamba gonfia. Dettaglio emerso sui canali di stampa solo 3 mesi dopo, a marzo del 2019. In quel periodo il funzionario avrebbe scritto a Saraceni, in lingua swahili: “Quando c’è il rumore dei soldi tutto tace”.
“Le persone in Kenya avevano il loro vantaggio economico derivante da informazioni, gestione, logistica, e quindi avevano interesse che questa cosa andasse un po’ prolungata nel tempo. Questo è quello che posso pensare io. Lo penso perché è la storia del mondo, non è l’unico caso dove gli interessi economici hanno prevalso su tante altre situazioni”, ha dichiarato Stefano Saraceni a Le Iene.
Silvia Romano: “Gli italiani vogliono 20 milioni di euro”
Il funzionario con 500mila euro avrebbe liberato Silvia Romano, accontentando la richiesta dei rapitori kenioti, ma “gli italiani vogliono 20 milioni. Siamo già in territorio di operazione. La polizia ci ha dato già indicazioni sicure. Abbiamo localizzato tutti i loro telefonini, abbiamo localizzato la ragazza, Adesso è una questione di denari e basta”.
Il dubbio sollevato da Le Iene è che Silvia Romano potesse essere liberata già nel dicembre 2018, ma qualcuno, dall’Italia, avrebbe ostacolato l’operazione per far lievitare la quantità di denaro messa a disposizione e intascare milioni sulle spalle della cooperante, costretta a stare altri 500 giorni nelle mani dei suoi rapitori.