Sì al risarcimento per i vicini se il cane abbaia la notte: per la Cassazione è un danno alla salute
Storica sentenza della Cassazione, che ha accordato il risarcimento danni ad un uomo che si è lamentato per il latrato notturno dei cani del vicino
È destinata a fare storia la decisione della Cassazione in materia di cani e latrati notturni. La Corte ha infatti dato ragione ad un uomo che ha denunciato il vicino di casa per il continuo rumore provocato dai suoi cani: ora gli spetta un risarcimento danni.
- Se il cane abbaia di notte, i vicini vanno ripagati
- La mancanza di sonno è un danno alla salute
- La sentenza della Cassazione
Se il cane abbaia di notte, i vicini vanno ripagati
La massima autorità giuridica italiana ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, secondo la quale il vicino di casa che si è lamentato dei cani che abbaiano tutta la notte ha diritto ad essere risarcito.
Tutto è partito proprio dalla denuncia di un uomo, stanco dei continui ululati degli animali dei vicini, tenuti tutta la notte sul terrazzo o nel terreno comunque del condominio.
Storica sentenza della Corte di Cassazione
Un baccano tale che sarebbe stato impossibile prendere sonno o riposare in maniera serena: un vero e proprio danno alla salute, secondo la Cassazione.
La mancanza di sonno è un danno alla salute
La vicenda sarebbe più drammatica di quanto possa sembrare: per il disturbo causato dai cani dei vicini, il dirimpettaio che ha sporto denuncia sarebbe anche stato licenziato.
La mancanza di sonno avrebbe aumentato lo stress e causatogli malattie tali da dover richiedere numerosi giorni di assenza dal lavoro. Una situazione che alla lunga sarebbe stata insostenibile anche per l’azienda, che lo avrebbe così licenziato.
I proprietari dei cani, si apprende, hanno contestato questa lettura affermando che non ci sarebbe modo di dimostrare un collegamento diretto tra il licenziamento e quanto accaduto di notte nel condominio.
La sentenza della Cassazione
Con l’ordinanza n. 23408/2022, quindi, la Cassazione ha confermato quanto deciso dalla Corte d’Appello e rigettato il ricorso del proprietario dei due cani. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile sotto diversi profili – si apprende sul sito dello Studio Cataldi – perché i motivi sollevati puntano ad una diversa rilettura dell’intera vicenda.
A norma di legge, quando il fastidio del cane supera la normale tollerabilità si incappa in sanzioni e violazioni di legge. In particolare, per la norma “chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone” può essere punito con l’arresto fino a 3 mesi e un multa fino a 309 euro.
Se la misura è violata da chi esercita una professione, la multa può salire a 516 euro. I proprietari dei cani non dovranno solo risarcire il vicino, ma anche accollarsi le spese processuali pari a 2.700 euro.