Sentenza sul sisma dell'Aquila, niente risarcimento alle famiglie di 7 vittime: decisione choc dei giudici
Sisma dell'Aquila, confermato pronunciamento di primo grado: nessuna responsabilità da parte della presidenza del Consiglio dei ministri
Sentenza scioccante in uno dei processi civili per i morti provocati dal sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009: la Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato il pronunciamento di primo grado del 2022, che aveva scagionato la presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per il decesso di sette studenti, venuti a mancare in seguito a dei crolli.
- I familiari delle 7 vittime dovranno pagare anche le spese processuali
- Sisma dell'Aquila, i dettagli della sentenza
- Per i giudici gli studenti hanno avuto una "condotta incauta"
I familiari delle 7 vittime dovranno pagare anche le spese processuali
I familiari delle giovani vittime, come riferisce il quotidiano Il Centro, non accederanno ad alcun risarcimento in quanto è stato ritenuto che c’è stata una “condotta incauta”. Oltre al danno, la beffa: i cari dei morti dovranno anche pagare le spese legali, quasi 14 mila euro.
In particolare, la Corte d’Appello ha respinto i sette ricorsi delle parti civili in merito al crollo dell’edificio in via Gabriele D’Annunzio 14, nel centro storico del capoluogo. Morirono tredici persone.
Un’immagine dei disastri causati dal sisma
Sisma dell’Aquila, i dettagli della sentenza
In sede penale, l’ingegner Fabrizio Cimino, accusato di omicidio colposo plurimo per una condotta omissiva per quel che riguardava i restauri e per non essersi accorto di evidenti criticità dello stabile (costruito nel 1961), era stato assolto in via definitiva dalla Corte d’appello di Perugia.
Sul versante civile, il recente pronunciamento ha preso in esame la vicenda del giovane studente di Frosinone, Nicola Bianchi.
In primo grado, il giudice Monica Croci ha stabilito addirittura che la colpa è da attribuire interamente alla vittima in quanto Bianchi avrebbe saputo di dimorare in una struttura poco sicura e che nonostante ciò sarebbe comunque rimasto in casa per poter sostenere all’indomani l’esame.
La famiglia si è opposta al verdetto andando in Appello, venendo assistita dall’avvocato Alessandro Gamberini del foro di Bologna.
In secondo grado il collegio giudicante ha nuovamente respinto l’istanza, con quella di altre sei parti, presentate dalle famiglie degli studenti universitari deceduti che abitavano nello stabile insieme.
Per i giudici gli studenti hanno avuto una “condotta incauta”
Per i giudici, i giovani vittime della scossa della notte fra il 5 e il 6 aprile 2009 non avrebbero perso la vita perché rassicurati e perciò convinti a rimanere nei loro alloggi dalla Protezione civile attraverso la commissione Grandi rischi, ma per aver assunto una “condotta incauta”.
La vicenda legale avrà un terzo atto, spostandosi in Cassazione.
Notizia in aggiornamento…