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Coronavirus: seconda ondata dall'estero, avvertimento di Crisanti

L'esperto, inventore del modello veneto, mette in guardia sull'uso di mascherine e sulla riapertura degli aeroporti

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

“La Fase 2 è un terreno inesplorato per cui servono prudenza, tamponi mirati per diagnostica e sorveglianza, e prontezza nel creare microzone rosse”. Lo spiega a La Stampa Andrea Crisanti, 65 anni, docente di Microbiologia dell’Università di Padova e fautore dell’efficiente modello veneto contro il coronavirus.

L’esperto ha spiegato che è ancora “presto” per sapere se il caldo aiuterà a sconfiggere il coronavirus. E che una seconda ondata potrebbe essere dietro l’angolo ma potrebbe essere “ridotta in Italia. L’epidemia potrebbe tornare dall’estero”.

Per questo Andrea Crisanti ha sottolineato che “bisogna controllare gli aeroporti, tracciare chi arriva e fare tamponi mirati. Servono accordi internazionali“.

All’Imperial College, dove il medico ha lavorato, è stato firmato uno studio pessimistico sull’Italia. “Lo studio mostra che senza mascherine e distanze anche un ritorno della mobilità del 40% provocherebbe migliaia di morti“.

Crisanti: “Riapertura in tutte le regioni, ma con prudenza”

“Tra una settimana avremo i primi dati sulla Fase 2 per decidere. Se i casi saranno ancora in diminuzione si potrebbe riaprire ovunque” già dal 18 maggio, “ma suggerirei prudenza ad alcune regioni”. Nel caso di Piemonte e Lombardia, particolarmente provate dall’emergenza sanitaria, “aspetterei qualche settimana“.

“Tutto ciò che aumenta i contatti tra persone comporta un rischio, che diventa più accettabile con il calo dei contagi. L’epidemia non è finita e possono crearsi altri focolai. A Vo’ Euganeo”, principale cluster veneto dell’infezione, “abbiamo dimostrato che si fermano se individuati per tempo, esaminati con i tamponi, tracciati nei loro contatti e isolati”, ha spiegato sulle pagine de La Stampa.

Crisanti: “Zone rosse in caso di aumento nei contagi”

“Bisogna essere pronti a fare delle microzone rosse, soprattutto in quelle regioni dove l’organizzazione territoriale non è efficiente”, ha continuato. Non solo Piemonte e Lombardia ma anche regioni del Sud meno organizzate.

“Sento che si lavora per preparare i territori, ma ci vuole tempo”, ha dichiarato ai microfoni de La Stampa. “Per questo raccomando le microzone rosse come soluzione di emergenza per imporre il distanziamento sociale ed eventualmente chiedere l’aiuto delle regioni vicine per fare più tamponi possibile”.

Crisanti: “No ai tamponi a tappeto, analisi del sangue non affidabili”

La strategia di Andrea Crisanti è stata definita come quella dei tamponi a tappeto, ma lo stesso medico ha precisato che “i tamponi vanno fatti mirati per mettere al sicuro un territorio e proteggere quelli confinanti. All’inizio il Veneto aveva più casi della Lombardia, ma siamo riusciti a contenerli”.

Andrea Crisanti rifiuta la definizione di ‘eroe’ data dai media per la gestione dell’emergenza sanitaria in Veneto. “Un’esagerazione. Semplicemente ero convinto che il tampone fosse utile in un territorio con tanti asintomatici e che servisse sia come diagnosi sia per sorveglianza”.

Le analisi del sangue per individuare gli anticorpi, ha spiegato l’esperto, “non permettono di stabilire se si è guariti, valgono solo come sondaggio. E a chi risulta positivo va fatto anche il tampone”.

Crisanti: “Distanziamento e mascherine sono serviti”

Grazie alle mascherine e alle distanze “negli ospedali con queste misure non si è infettato più nessuno. Se tutti si impegnano si può essere ottimisti. In particolare i giovani devono pensare che c’è gente che ha lavorato mesi per uscire dall’ emergenza”.

Riguardo la ripresa della celebrazione della messa nelle chiese, a partire dal 18 maggio, Andrea Crisanti ha sottolineato che “con il distanziamento non vedo problemi, magari senza strette di mano e Comunione”.

Crisanti: “Nessuna prova riguardo la mutazione del virus”

Riguardo le mutazioni del Sars-Cov-2, le valutazioni fornite da alcuni colleghi sono “molto poco scientifiche, mancano dati e prove”.

L’indebolimento del contagio da Covid-19 sembrebbe infatti dovuto ad altri fattori. “La popolazione sensibilizzata si presenta a uno stadio iniziale della malattia dai medici, che ora ne sanno di più, e le nuove infezioni avvengono con una carica virale minore, proveniente dai pochi contagiati in giro e filtrata da mascherine“.

Fase 2: a Milano riaprono i mercati. Le nuove modalità Fonte foto: Ansa
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