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Scrittrice Isabella Santacroce "fiera di essere cannibale": cosa significa e perché si è isolata per 4 anni

Dopo quattro anni di silenzio, la scrittrice Isabella Santacroce torna con un libro e si dice “fiera di essere cannibale”: ecco a cosa si riferisce

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Quattro anni di silenzio totale, in seguito ai quali la scrittrice classe ’70 Isabella Santacroce ha pubblicato un nuovo libro, annunciato sui propri canali social. In un’intervista l’autrice ha detto di essere fiera di essere una “cannibale”, riferendosi fenomeno letterario italiano degli anni Novanta.

Il ritorno della scrittrice Isabella Santacroce

Cinque anni dopo il suo penultimo libro, “La Divina”, seguiti da quattro anni di silenzio totale, Isabella Santacroce torna sulla scena letteraria con un nuovo libro, “Magnificat Amour”.

La scrittrice, nata a Riccione il 30 aprile 1970, ha rilasciato un’intervista a Repubblica, nella quale ha raccontato di sé e del suo ultimo lavoro, scritto “tenendo accanto una candela accesa”, dato che l’autrice si sente “un tramite” tra il mondo visibile e quello invisibile.

Il post con il quale la scrittrice “cannibale” Isabella Santacroce ha annunciato l’uscita del suo ultimo libro, Magnificat Amour

La Santacroce, che ha affermato di porsi “in una dimensione medianica” durante la scrittura, ha iniziato il suo percorso nel 1995 con il romanzo “Fluo”. Con le pubblicazioni successive venne poi accostata dalla stampa al movimento letterario dei Cannibali, che lei ha definito “l’ultimo movimento letterario italiano”, dicendosi “orgogliosa di averlo condiviso con grandi autori”.

Isabella Santacroce, scrittrice cannibale

Quando si definisce “cannibale”, la Santacroce fa riferimento a quel fenomeno letterario sviluppatosi in Italia a metà degli anni Novanta i cui autori vennero definiti per l’appunto “cannibali”, facendo riferimento sia allo stile che ai temi trattati.

Il termine nacque in seguito alla pubblicazione dell’antologia “Gioventù cannibale”, curata da Daniele Brolli e pubblicata da Einaudi nell’autunno del 1996, nella quale erano presenti autori come Niccolò Ammaniti, Daniele Luttazzi, Luisa Brancaccio e Alda Teodorani, per citarne alcuni.

Isabella Santacroce non faceva parte di questi autori, ma i suoi primi tre lavori, racchiusi in quella che è stata definita “trilogia dello spavento”, vennero accostati per stile e tematiche alla corrente dei Cannibali.

Il nuovo libro di Isabella Santacroce, “Magnificat Amour”, uscito il 5 aprile, è acquistabile anche su Amazon.

Gli anni di silenzio della scrittrice

In questi anni di silenzio, durante i quali ha lavorato al suo nuovo lavoro, Isabella Santacroce ha alternato “la solitudine vissuta durante la scrittura al caos della folla. Isolamento e poi il suo contrario. Sono da sempre fuori dalle vie di mezzo. Adesso non so, devo ancora capire di che cosa ho bisogno, dove sono arrivata”.

Una scelta arrivata in seguito alla pubblicazione del “mio penultimo libro, La Divina, con la mia casa editrice in edizione limitata e numerata. L’ho presentato una sola volta all’università di Tor Vergata di Roma”, evento in seguito al quale la scrittrice ha sentito il bisogno “di quiete, nessun ufficio stampa”.

Riguardo poi all’impegno profuso nella stesura del libro, la scrittrice ha detto che il suo lavoro iniziava “nel pomeriggio, arrivando spesso all’alba. Trascorrevo con lui anche tredici ore. A volte andavo a dormire e poi ritornavo quasi lo sentissi chiamarmi”.

Fonte foto: Getty

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