La scomparsa di Angela Celentano e la pista turca che porta a Bukayada: la Turchia tace, la richiesta della pm
Il gip di Napoli ha disposto una proroga di 180 giorni per le indagini sulla cosiddetta "pista turca" sul mistero della scomparsa di Angela Celentano
Supplemento di indagini sulla nuova pista che porterebbe fino in Turchia sul caso della scomparsa di Angela Celentano, la bimba sparita all’età di tre il 10 agosto del 1996, sul Monte Faito, vicino Castellammare di Stabia. La possibile clamorosa svolta sul mistero arriva a 28 anni di distanza dal tribunale di Napoli, dove il gip ha disposto una proroga delle indagini di altri sei mesi per la mancata risposta da parte di Ankara.
La proroga delle indagini
La decisione era stata presa a maggio e sembrerebbe voler seguire le tracce della cosiddetta “pista turca“, avviata dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea nel 2009.
“Nonostante i solleciti del sostituto procuratore al ministero della Giustizia, nulla è pervenuto dalla Turchia, né il ministero ha risposto sui tempi di evasione della rogatoria” ha scritto la giudice per le indagini preliminari Federica Colucci, che nel 2023 aveva respinto l’archiviazione dell’ultimo filone di inchiesta sul caso Celentano, stabilendo perciò che “chi scrive ha concesso ulteriore proroga di 180 giorni per le indagini”.
Una delle ultime foto di Angela Celentano prima della scomparsa
Il caso di Angela Celentano
A febbraio 2024 il caso di Angela Celentano era tornato agli onori della cronaca dopo la segnalazione di una modella sudamericana la cui somiglianza con la figlia, che oggi avrebbe 31 anni, aveva riacceso la speranza dei genitori, Catello e Maria Staiano.
L’esame del dna sulla donna, riferisce l’agenzia Ansa, aveva però dato esito negativo, ma il padre e la madre avevano assicurato di continuare le “ricerche e qualunque altra segnalazione meritevole di approfondimento verrà percorsa”, assicurano”.
La pista turca
L’unica ipotesi rimasta in piedi sembrerebbe ad oggi soltanto la cosiddetta “pista turca”, nata da una sorta di attività di inchiesta da parte di una privata cittadina italiana, Vincenza Trentinella, che avrebbe fotografato una donna nel piccolissimo isolotto turco di Buyukada, la quale corrisponderebbe ad Angela Celentano.
Trentinella non ha legami di amicizia o parentela con la famiglia Celentano, ma da anni riporta come i suoi approfondimenti sul mistero siano nati dalle confidenze di un prelato, dal nome di don Augusto, poco prima di morire, perché, gli avrebbe confessato “non posso tenermi questo peso sulla coscienza”.
“Così, dopo la sua morte, andai in Turchia a verificare quella storia – ha raccontato la donna – ed ebbi la certezza che era tutto vero: quell’uomo esiste, io l’ho incontrato con un pretesto, ha una cicatrice sul collo. E Angela vive con lui”.
Le informazioni raccolte da Trentinella sono state conservate in un fascicolo mai seriamente preso in considerazione dagli inquirenti, ma che la gip Colucci ritiene essere meritevole di un esame più attento, considerato anche che ad essere interrogato all’epoca non fu l’uomo con la cicatrice, tale Fafhi Bey, ma una persona che utilizzava la sua utenza telefonica.
Necessità di ulteriori analisi bloccata però finora dal fatto che “nulla è pervenuto dalla Turchia né il ministero della Giustizia risponde sulla tempistica della rogatoria“.