Incendi in Sardegna, allerta ancora alta: si teme il ritorno del fuoco

La Sardegna ha continuato a bruciare per tutta la giornata di lunedì, con due fronti ancora attivi del gigantesco incendio che ha devastato il Montiferru, in provincia di Oristano. Il primo a Santu Lussurgiu, con le fiamme che hanno ripreso la loro corsa di nuovo nella mattinata, e l’altro, tra Bonarcado e Suni, verso la Planargia, dove il fuoco aveva già devastato la zona di Porto Alabe, la marina di Tresnuraghes. Almeno 20 mila ettari di terreni e flora selvatica sono andati distrutti, 1.500 gli sfollati.

Le colonne di fumo e cenere continuano a coprire il cielo e rendere l’aria densa. Per fare fronte all’avanzata dell’apocalisse rovente che ha devastato oltre 20 mila ettari di foreste, pascoli e colture, si sono avvicendati gli sforzi delle squadre a terra della Protezione Civile, del Corpo forestale, dei Vigili del Fuoco e dei volontari, oltre a quattro elicotteri della flotta regionale, altrettanti della flotta regionale, due arrivati dalla Grecia e due dalla Francia.

Gli allevatori locali, riporta il quotidiano L’Unione Sarda, hanno già promosso “sa paradura” del foraggio, cioè il dono di risorse ai colleghi in difficoltà. Mentre si indaga sul possibile intervento di piromani, altri incendi sono divampati in tutta l’isola, agevolati dai forti venti e dalle temperature torride.

L’area di Cuglieri, la più colpita dai roghi, e quella di Santu Lussurgiu, rimangono osservate speciali per il timore che il fuoco possa tornare e non risparmiare questa volta i centri abitati.

Coldiretti ha fatto sapere che serviranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi dopo il disastro, con oleastri secolari, e la macchia mediterranea distrutti dal fuoco, che al suo passaggio non ha solo distrutto pascoli, fienili e terreni coltivati, ma anche il patrimonio storico e naturale molto importante per l’isola, uccidendo animali e uno dei pochi polmoni verdi finora sopravvissuti all’azione dell’uomo.

Fonte foto: ANSA