Sangiuliano: "Dante fondatore del pensiero di destra". È polemica sulle parole del ministro della Cultura
Secondo il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano il pensiero di destra italiano si deve a Dante. Le reazioni del mondo della politica e non solo
Dante Alighieri fondatore del pensiero di destra. La dichiarazione del ministro della Cultura, Gennaio Sangiuliano, hanno destato molte polemiche.
“La destra ha cultura, deve solo affermarla. Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri”, queste le parole pronunciate da Sangiuliano a Milano, durante l’evento “Pronti, candidati al via” organizzato da Fratelli d’Italia in vista delle prossime elezioni regionali in Lombardia.
- Sangiuliano: "La costruzione politica di Dante era di destra"
- Dante di destra, Bonelli replica al ministro Sangiuliano
- Il tweet di Calenda dopo le parole del ministro su Dante
- Dante di destra? Pupi Avati in disaccordo con il ministro
Sangiuliano: “La costruzione politica di Dante era di destra”
Durante l’evento il ministro ha approfondito il suo ragionamento su Dante e sulla politica. “Quella visione dell’umano della persona la troviamo in Dante, ma anche la sua costruzione politica credo siano profondamente di destra”, ha specificato l’ex direttore del Tg2.
“Ma io ritengo che non non dobbiamo sostituire l’egemonia culturale della sinistra, quella gramsciana, a un’altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica”, ha concluso il ministro della Cultura del governo Meloni.
Dante di destra, Bonelli replica al ministro Sangiuliano
Le repliche e i commenti, dopo le parole del ministro sul Sommo Poeta, non si sono fatti attendere. Tra questi quello di Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi: “Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo Poeta come ‘il fondatore del pensiero di destra in Italia’. Basterebbe il fatto che Dante stava con i guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua”.
“Il ministro dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all’esilio proprio perché militava nei guelfi bianchi e voleva uno stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicò la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell’uomo, temi che non sono propri della destra di Giorgia Meloni”, ha aggiunto Bonelli.
Il tweet di Calenda dopo le parole del ministro su Dante
Sull’argomento è intervenuta anche Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura: “Il Ministro Sangiuliano lasci stare almeno Dante. Capiamo che è un’ottima fonte di pubblicità e che al Ministro piace pronunciare parole in libertà, ma non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali”.
La stessa Manzi ha poi invitato il governo a pensare “all’inflazione che si mangia gli stipendi e alla benzina che rincara” concludendo che “se non fosse un momento drammatico per il Paese ci sarebbe da ridere”.
Su Twitter Carlo Calenda, leader di Azione, ha commentato con un secco: “Ma si può?”
Ma si può?! pic.twitter.com/RonH5SYSPj
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) January 14, 2023
Dante di destra? Pupi Avati in disaccordo con il ministro
Raggiunto dall’Ansa, Pupi Avati, regista che ha studiato per mesi Dante per realizzare il suo film sul Sommo Poeta ha definito l’uscita del ministro Sangiuliano “anacronistica” perché “parliamo di un contesto completamente diverso, risalente a 700 anni fa”. Secondo Pupi Avati l’immortalità di Dante non deriva dalla sua posizione politica né dalla sua omniscienza ma “l’uso del volgare applicato a un’opera così vasta”.
“Se penso a Dante – ha aggiunto- e all’ideologia non mi verrebbe mai in mente la destra ma diciamo ad onore del vero che la visione delle cose del mondo di Dante è totalmente inapplicabile all’ oggi, con un mondo davvero diverso. E anche Benedetto Croce la pensava così. Ripeto, senza polemica con il ministro che stimo, ma il valore di Dante è la sua dismisura poetica”, ha concluso Pupi Avati.