Sangare accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni si dichiara innocente, la reazione della famiglia
Moussa Sangare si dichiara innocente. Il 30enne è a processo per l'omicidio di Sharon Verzeni, uccisa con 4 coltellate a Terno d'Isola
“Volevo solo dire che sono innocente“. Sono le uniche parole pronunciate da Moussa Sangare davanti alla Corte d’Assise di Bergamo nel processo che lo vede come unico imputato per l’omicidio di Sharo Verzeni, strappata alla vita con quattro fendenti in una notte qualsiasi in cui era uscita di casa per fare jogging. I giudici hanno accolto la richiesta di una perizia psichiatrica presentata dalla difesa, la famiglia della vittima si è detta “sorpresa” dalla decisione, ma il padre della 33enne si è detto fiducioso sul corso della giustizia.
- Moussa Sangare si dichiara innocente
- I giudici accolgono la richiesta di una perizia psichiatrica
- La reazione della famiglia di Sharon Verzeni
Moussa Sangare si dichiara innocente
Nell’aula della Corte d’Assise di Bergamo Moussa Sangare, 30 anni, si è presentato con la barba e senza l’aspetto di un rapper in erba. Gli sguardi tra lui e la famiglia di Sharon Verzeni non si sono incrociati, dopodiché l’imputato si è seduto accanto al suo avvocato, Giacomo Maj.
Di fronte ai giudici si è limitato a poche parole: “Volevo solo dire che sono innocente”, poi il silenzio. Martedì 25 febbraio è iniziato il processo con rito immediato a suo carico per l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
Fonte foto: ANSA
Parole, quelle di Sangare, che certamente contrastano con la confessione resa agli inquirenti dopo essere stato messo di fronte agli indizi a suo carico, dopo l’arresto.
La difesa del 30enne, infine, ha chiesto e ottenuto la perizia psichiatrica a favore dell’assistito per stabilire se la notte dell’omicidio sia stato in grado di intendere e volere.
I giudici accolgono la richiesta di una perizia psichiatrica
Come già detto, l’avvocato di Sangare Giacomo Maj ha chiesto che il suo assistito riceva un’adeguata perizia psichiatrica. Una proposta alla quale ha tentato di opporsi l’accusa rappresentata dal pm Emanuele Marchisio.
Secondo Marchisio, infatti, la notte dell’omicidio Sangare sarebbe stato perfettamente consapevole del suo gesto e in uno stato di completa “apatia morale”, tanto da uccidere la 33enne a sangue freddo.
Anche i famigliari di Sharon Verzeni si sono opposti alla richiesta della difesa. Rappresentati dall’avvocato Luigi Scudieri starebbero valutando, ora, l’incarico di un consulente. Lo riporta Ansa. Al termine dell’udienza i giudici della Corte d’Assise hanno accolto la richiesta della difesa e hanno stabilito che Sangare dovrà ricevere una perizia medico-legale che stabilirà se l’imputato fosse in grado di intendere e volere nel momento dell’omicidio e nelle condizioni di essere posto a giudizio.
La reazione della famiglia di Sharon Verzeni
“Confidiamo sempre nella giustizia”, ha detto Bruno Verzeni, padre di Sharon, che non nasconde una certa preoccupazione per la decisione dei giudici: “Siamo stati un po’ sorpresi dalla decisione della Corte, soprattutto sull’ammissione della incapacità processuale e del fatto che quindi ci vorrà la perizia per questo”.
La prossima udienza è fissata per l’11 marzo, quando verrà nominato il perito con il compito di tracciare il profilo psichiatrico di Moussa Sangare.
