Cosa succede nella Lega: Salvini vs Giorgetti, è rischio scissione?
Green Pass, Quirinale, governo: nel Carroccio due anime sempre più distanti. Faro su amministrative. Lega, Salvini vs Giorgetti: è rischio scissione?
Se ancora qualcuno nutrisse dubbi circa l’entità della spaccatura presente nella Lega, allora potrebbe aiutare, forse, un confronto tra le dichiarazioni delle ultime ore del segretario Matteo Salvini e del ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. “L’interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale”, ha detto il titolare del dicastero. “Vorrei”, continua il leghista che siede nel Consiglio dei Ministri, “che (l’attuale Presidente del Consiglio, ndr) rimanesse lì per tutta la vita” ma “il punto è che non può” perché “appena arriveranno delle scelte politicamente sensibili la coalizione si spaccherà”. E allora la soluzione, per Giorgetti, è fare dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea l’erede dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il cui mandato terminerà ufficialmente il 31 gennaio 2022.
Salvini e Giorgetti divisi su tutto: amministrative, Green Pass e presidente della Repubblica
“Io riparlerò a febbraio”. Così Salvini commentando le dichiarazioni di Giorgetti. “A settembre mi sembra prematuro cercare di tirare per la giacchetta Mattarella, Draghi e chiunque altro”. Basterebbe questo a dare la misura della divergenza di vedute all’interno del Carroccio, se non fosse che il leader leghista è tornato ad attaccare l’attuale premier, all’indomani della conferenza stampa con cui quest’ultimo e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, hanno presentato la Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF). Durante l’incontro si è parlato di crescita del Pil, incentivi e morti sul lavoro, con parole che evidentemente a Salvini non sono bastate: “Tutta Europa sta vaccinando e riaprendo, l’Italia è uno dei paesi più vaccinati d’Europa, ma qualcuno si ostina a limitare le riaperture. Se tu chiedi il Green Pass devi riaprire tutto in piena capienza”. Così il segretario sulla ripartenza dopo l’ultimo picco della pandemia. E, passando alla riforma del catasto, uno degli argomenti affrontati con i giornalisti dall’inquilino di Palazzo Chigi: “Riforma del catasto uguale fregatura per gli italiani”. E ancora: “Non è accettabile aumentare le tasse”.
Se questa è la cifra delle obiezioni mosse da Salvini al capo del governo di cui la Lega, nonostante i quotidiani affondi, fa pur sempre parte, sembra improbabile che Draghi possa salire al Quirinale con l’appoggio di quella componente della Lega che si riconosce nelle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno. La differenza di vedute e di prospettive con l’anima cosiddetta “governista” non può quindi essere ignorata. È una querelle quotidiana a ricordarcelo, un botta e risposta che, a tratti, scavalca la contrapposizione sull’operato del presidente del Consiglio, sconfinando ad esempio nel territorio del Green Pass, sul quale Salvini si è visto costretto a fare marcia indietro, o dei continui attacchi alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, indicata come responsabile dell’aumento degli sbarchi dal segretario e difesa, invece, da Forza Italia.
Lo scontro si concentra anche sulle amministrative: con Giorgetti che valuta “Calenda l’uomo giusto per governare Roma” e Salvini che ribatte sottolineando come, a suo parere, non si “riparte dai salotti” del numero uno di Azione. Ecco, le amministrative: diversi gli osservatori guardano alla competizione del 3 e del 4 ottobre come al momento della resa dei conti interna alla Lega.
Amministrative: per la Lega si avvicina il congresso?
In particolare, al segretario si contesterebbe la scelta dei nomi di Roma e a Milano. Nel primo caso, si tratta di Enrico Michetti, il candidato del centrodestra dato per favorito dai sondaggi ma considerato perdente al ballottaggio contro l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, la proposta del centrosinistra alla guida della Capitale. Nel caso del capoluogo lombardo, verrebbe addebitata a Salvini, secondo le logiche di partito, anche una sconfitta di Luca Bernardo. Il pediatra, su cui anche Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno scommesso, è dato ampiamente per perdente e non ha aiutato la gaffe sulla richiesta di maggiori fondi. Il primo cittadino uscente, Giuseppe Sala, potrebbe vincere al primo turno, almeno secondo quanto anticipato dalle ultime rilevazioni. Di fronte alla perdita di due città così importanti, la corrente di Giorgetti potrebbe quindi partire alla carica e arrivare a una resa dei conti da consumarsi all’interno di un congresso che molti vedono imminente e da convocarsi dopo il voto nelle città e l’eventuale fallimento del disegno leader del Carroccio.
Il piano di Giorgetti: dalla rifondazione della Lega alla successione di Draghi
Il congresso sarebbe quindi la sede ideale, per Giorgetti, in cui concretizzare un disegno che alcuni analisti politici vedono in un suo arrivo a Palazzo Chigi, sulla poltrona lasciata vacante da Mario Draghi, nel frattempo al Quirinale. Altri si spingono addirittura a ipotizzare che in sede congressuale potrebbe consumarsi uno scontro la cui posta in palio sarebbe il ritorno della Lega nelle roccaforti del Nord Italia, con le radici in quel tessuto imprenditoriale di cui peraltro Giorgetti è espressione. Lo si legge tra le righe della posizione espressa dal ministro rispetto all’obbligo di Green Pass sul lavoro, un rospo che Salvini è stato costretto a ingoiare e che ha portato a un addio di cui si è molto parlato, quello dell’eurodeputata Francesca Donato. L’ex portavoce del Carroccio a Bruxelles, che vuole curare il Covid con le vitamine ha detto di essere stata delusa dalla linea di Salvini sul certificato verde ed è forse il caso più evidente di una componente del partito poco a suo agio con posizioni moderate e pro-governo.
Per tornare a Giorgetti, c’è chi legge nelle mosse del ministro dello Sviluppo Economico il tentativo di un ritorno alle origini, a quel “Nord” che la Lega ha perso con Salvini nel tentativo di raccogliere consensi anche al Sud Italia. Il rinnovamento passerebbe inoltre per un addio alle logiche sovraniste e un ancoraggio al Partito Popolare Europeo, ovvero il gruppo di centrodestra europeista nel Parlamento Europeo. A Bruxelles la Lega attualmente è nel gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà, con gli estremisti di Alternativa per la Germania e Rassemblement National di Marine Le Pen. Le ambizioni di Giorgetti passerebbero quindi anche per un ruolo da presidente del Consiglio, più facile da raggiungere, dato l’attuale assetto politico italiano, con posizioni moderate. Se necessario, Giorgetti arriverebbe a Palazzo Chigi senza passare per le elezioni, come sostituto di un Draghi nel frattempo eletto a prima carica dello Stato. A capo del governo senza elezioni: tutto quello che la Lega ha rimproverato agli avversari (Renzi, Gentiloni) e un tradimento palese dell’attuale DNA del partito.