Rosa Vespa e la neonata rapita a Cosenza, lei difende il marito e lui l'attacca: le accuse dell'uomo
La donna che ha rapito una neonata da una clinica di Cosenza difende il marito dall'accusa di averla aiutata
Rosa Vespa, la donna che ha rapito una neonata da una clinica di Cosenza fingendo fosse suo figlio, continua a difendere il marito dalle accuse di complicità. Tuttavia, gli investigatori ritengono che siano entrambi coinvolti nel rapimento della bambina.
- Rosa Vespa si prende la colpa del rapimento della neonata
- Le accuse del marito Acqua Moses
- La tesi degli investigatori
Rosa Vespa si prende la colpa del rapimento della neonata
La donna accusata del rapimento della neonata dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza, Rosa Vespa, difende il marito Acqua Moses, 51enne mediatore culturale nigeriano, arrestato insieme a lei con l’accusa di averla aiutata nel rapimento.
Vespa continua a ripetere che l’uomo era all’oscuro del piano di rapire la bambina e quindi che non abbia avuto nessun ruolo. L’uomo è stato arrestato e si trova in carcere, come la moglie.
Fonte foto: ANSA
La donna ha negato inoltre di aver finto la gravidanza per nove mesi. Ha invece detto agli investigatori che l’hanno interrogata di aver perso il bambino 10 giorni prima del rapimento e di aver rapito la neonata perché voleva diventare mamma a tutti i costi.
Le accuse del marito Acqua Moses
Il marito di Rosa Vespa, Acqua Moses, ha confermato la tesi della moglie, incolpandola direttamente e accusandola di avergli “rovinato la vita“. L’uomo si è poi rifiutato di rispondere alle domande degli inquirenti.
Nella giornata di venerdì 24 gennaio i due accusati saranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari, che avrà il compito di confermare o revocare il loro fermo in carcere.
La tesi degli investigatori
Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, né la polizia né i magistrati crederebbero alla versione dei due coniugi. La tesi dell’accusa sarebbe la stessa che è stata riportata nella ricostruzione di quanto accaduto dagli investigatori.
I due avrebbero agito insieme. Vespa avrebbe materialmente rapito la neonata, portandola via dalle braccia della nonna fingendosi un’infermiera, con la scusa di una visita pediatrica.
L’uomo l’avrebbe invece attesa nella sala d’aspetto dell’ospedale, abbracciando la bambina appena la donna glie l’aveva porta. Non avrebbe quindi potuto, secondo l’accusa, essere stato ingannato dalla moglie.
Questa tesi sarebbe supportata sia dai tabulati telefonici dei cellulari della coppia, sia dalle immagini delle telecamere di sicurezza della clinica che mostrerebbero il loro coinvolgimento.
